UNA PRESENTAZIONE DEL MARTINISMO
C’era una volta il martinismo, o i martinismi e molte presentazioni del Martinismo fanno approcci storici e dimostrazioni di filiazioni cosiddette regolari o superiori a quelle dei due fondatori dell’ordine: Papus e Chaboseau.
Non ne parlerò perché non ne sento più la voglia; che questo lavoro migliori le relazioni tra i martinisti della base.
Da quando sono Martinista, ho goduto dei benefici di cui il Martinismo è dispensatore. E’ questo che ora vi presento!
Cos’è il Martinismo?
Il Martinismo si presenta come un miscuglio: molta spiritualità, un po’ di filosofia, del cristianesimo, delle religioni, un rituale e della discrezione. Senza essere una questione di elite, il Martinismo concerne un piccolo universo di persone interessanti.
Da quando l’uomo si è interrogato sul senso della sua vita, poi del senso della vita in generale, del mondo, dell’universo sono state date delle risposte; altre non mancheranno di venire per illuminare le zone d’ombra dei nostri ragionamenti.
Il Martinismo offre una di queste risposte. Non pretendo che sia la migliore. Rivendicare la risposta migliore a questo tipo di domande consente di vivere tranquillo ma in un grossolano errore. E’ sufficiente pensare ai limiti delle nostre facoltà ed all’infinita complessità del mondo, per considerare che qualsiasi risposta d’uomo (rapportata agli uomini) avrà dei limiti umani (sarà in relazione con le nostre capacità di umani).
Il Martinismo utilizza dei postulati!
Se pur fanno parte del nostro insegnamento, non costituiscono affatto dei dogmi. Sono sottoposti al nostro intendimento, al nostro spirito critico. Non cerchiamo di convertire. Il Martinismo pone domande di uomo a degli uomini ed a delle donne. Ciascuno, secondo le proprie capacità, troverà le sue risposte (umane).
Citerò il precedente Gran Maestro dell’Ordine Martinista del Belgio che presentava il suo Martinismo, coi seguenti criteri:
“L’Ordine Martinista non è più una società segreta. Raggruppa un insieme di “uomini di desiderio” – secondo l’appellativo di Saint-Martin – cioè di uomini di buona volontà mossi dal desiderio di reintegrare consciamente la loro patria celeste”.
Cosa significa questo in parole chiare?
La nostra tradizione attinge dagli scritti di Martines de Pasqually che afferma che l’uomo avrebbe avuto uno statuto non forzatamente angelico ma di natura vicina. A seguito di una prima prevaricazione, sarebbe caduto nel nostro mondo di materia.
Quello stesso uomo, difficilmente correggibile, avrebbe poi commesso una seconda prevaricazione con la conseguenza di sciupare il nostro mondo. Questa seconda prevaricazione rende la Terra così come la conosciamo ancora oggi con la sofferenza, la morte, il male e quanto fa parte del nostro quotidiano. Quello stesso uomo può con la sua condotta invertire la tendenza, far marcia indietro e così reintegrasi al divino; trascinerebbe allora ed infine, nel suo slancio, il mondo della materia e le forze del male.
Questa presentazione costituisce un sunto che consente un primo approccio ai nostri postulati.
Le spiegazioni più complete si trovano nel “Trattato della reintegrazione degli esseri” di Martinez de Pasqually. Ahimé, l’opera si rivela piuttosto ermetica al lettore che non sia agguerrito nelle gioie dell’esoterismo attraverso scritti difficili.
Diversamente da Martinez de Pasqually, che otteneva delle “rivelazioni” attraverso operazioni di teurgia, Papus, sulle orme di Louis-Calude de Saint-Martin, impegnerà l’Ordine Martinista in quella che viene chiamata “la via cardiaca”, questo in opposizione alla “via operativa”. Senza cadere in un misticismo che può diventare una causa di squilibrio, Papus, dopo aver utilizzato la magia, preconizzerà essenzialmente il ricorso alla preghiera.
L’anima, uscita da Dio, vuole tornare verso di lui. Il suo progredire è interrotto dal peccato e dall’errore. Il cuore dell’uomo è preso in un movimento perpetuo di andata e ritorno; giunge al riposo nell’Eterno.
Certe anime cercano Dio con azioni esteriori e non con una ricerca in se stesse; vanno e vengono in lavori esteriori (litanie, invocazioni, evocazioni, purificazioni, mortificazioni, ricerche). Sperimentano tutto ciò che dovrebbe guarire una ferita interiore con l’azione esteriore.
Una preghiera sincera, disinteressata, dà spesso risultati percettibili, senza che possa risultarne per l’interessato un qualsiasi pericolo o rischio. La via operativa, che mira a comandare alle forze ed agli esseri dell’invisibile, espone l’apprendista ed ogni persona il cui psichismo presenti una semplice crepa, alla perdita della ragione o alla diminuzione delle capacità ad un ragionamento adattato alla vita quotidiana.
E’ quando il mago avrà acquisito un vero controllo di se stesso che si arrischierà a delle “operazioni”. Egli accetterà, inoltre, di sopportare una preparazione fisica penosa ed esigente per portare tali operazioni ad un reale successo. Noti esempi ne danno testimonianza. Spingono al rifiuto di giocare stupidamente con simili forze.
La preghiera sarà il nostro strrumento. In certe circostanze, sarà sostenuta da un rituale. Questo rituale è posto in opera nelle riunioni martiniste che si tengono una volta al mese nei nostri gruppi.
Durante queste riunioni, un officiante e dei partecipanti effettuano certi gesti, dicono testi così come sono descritti nel rituale trasmesso dai nostri iniziatori.
Se la parola rituale vi intriga, potete farvi un’idea di cos’è pensando ad una messa domenicale, un funerale, un battesimo, una festa di un partito politico. Sono dei rituali messi in opera da una comunità.
Non vi descriverò il nostro rituale poiché occorre essere stati iniziati nel nostro Ordine per potervi assistere. Un po’ come occorre aver fatto la prima comunione per partecipare al sacramento dell’Eucarestia, nei cattolici.
Nel quadro del martinismo, c’è un dato complementare, il segreto. Di solito, il nostro rituale è segreto. Come molti segreti, è probabile che qualche esemplare si trovi in mani profane, appaia su un sito Internet, sia venduto in libreria, recuperabile negli archivi di una fondazione. Questi testi senza il vissuto dell’iniziazione non hanno veramente la stessa portata e danno difficilmente, molto più difficilmente, gli stessi effetti.
Non ci sono che il rituale e la preghiera in comune che contino.
Devo descrivervi un altro elemento importante: il lavoro individuale.
Il martinismo necessita di un lavoro individuale: fare qualche ricerca, delle letture, porsi delle domande e condividere le risposte possibili. Questo non porterà via molte ore al giorno. Una tale affermazione scoraggerebbe i candidati. Il mondo moderno si “pappa” un tempo considerevole e asservisce l’uomo.
L’essere umano deve pervenire a vivere ed a far vivere i suoi gruppi sociali, la propria famiglia soprattutto. L’ideale è dunque di pervenire a fare del martinismo non un obbligo ma una passione, un mezzo per sfuggire alla schiavitù di questo mondo di materia pur rispettando le sue leggi e necessità. Il martinista vive totalmente gli 84600 secondi che gli sono offerti ogni giorno.
Le nostre ricerche, i nostri lavori, li condividiamo nel corso delle riunioni martiniste e ciascuno dei membri presenta al momento giusto il suo lavoro effettuato in funzione dei propri mezzi intellettivi. Non ci aspettiamo dei capolavori per le generazioni future (e neppure li rifiutiamo); chiediamo la condivisione di un lavoro, lo studio di un simbolo, una relazione su una ricerca vissuta dall’interiore o talvolta libresca.
Nel corso delle nostre riunioni commentiamo anche dei testi di Louis-Claude de Saint-Martin: commento che non è un atto di adorazione ma di comprensione dell’uomo e della sua opera.
Chi è questo personaggio?
Saint-Martin, gentiluomo nato ad Amboise il 18 gennaio 1743, aveva fatto studi di diritto (1759-1762) prima di orientarsi verso la carriera militare. Raggiunse a 22 anni, come ufficiale, il reggimento di Foix dove fece la conoscenza di quelli che lo introdussero presso Martines. Nel 1769, fu iniziato a Bordeaux, nell’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti-Cohen dell’Universo che Martines aveva creato.
Louis-Claude de Saint-Martin incrocia la strada di Jean-Baptiste Willermoz. E’ verso il 1770 che i due uomini si incontrano. Si legano d’amicizia. Saint-Martin si sforzerà, in seguito, con tatto e diplomazia, di non lasciarsi prendere dalla foga massonica di Willermoz.
Le loro divergenze di vedute esploderanno dopo la morte di Martines, nel marzo del 1774. Nel novembre dello stesso anno, Willermoz intrattiene stretti rapporti con Karl von Hund, della Stretta Osservanza Templare tedesca, e continua a propagare l’insegnamento di Martines negli alti gradi massonici. Sarà il principale fondatore del Regime Scozzese Rettificato (RER), ancora praticato ai nostri giorni da massoni.
Saint-Martin, da parte sua, frequenta sempre meno le logge massoniche; esigerà che il suo nome sia depennato da certi registri massonici, senza peraltro rinnegare la massoneria di Martrines. Continua tuttavia a frequentare certi circoli filosofici (Società filantropica, 1780, Società dell’Armonia, 1784, Società degli Iniziati, 1785). E’ a quell’epoca che inizia veramente la sua carriera letteraria: “Degli Errori e della Verità” (1775), “Il Quadro Naturale…” (1782), “L’Uomo di Desiderio” (1790), “Ecce Homo” e “L’Uomo Nuovo” (1792), tra gli altri…
Saint-Martin considera che i rituali complessi non sono nulla a confronto dell’atteggiamento interiore dell’uomo durante la sua ricerca. E’ per i meriti propri, di cui solo Dio è testimone, che il “ricercatore” spirituale può pretendere alla Reintegrazione.
Si suppone, oggi, con gli elementi noti, che Saint-Martin non fondò alcun ordine iniziatico. Ha animato un “Cerchio degli intimi”, ha insegnato a diversi gruppi, tanto a Tolosa che a Lione, Strasburgo o Parigi. Ha dispensato delle iniziazioni a titolo individuale? Il suo discepolo si chiama Gilbert! I suoi continuatori furono soprattutto ferventi ammiratori dell’opera letteraria. Ebbero a cuore di trasmettere ad altrri ciò che essi stessi avevano ricevuto.
Passando attrraverso degli “iniziatori liberi”, anonimi trasmettitori del martinismo, lo spirito di Saint-Martin giunge fino a Gérard Encausse “Papus”, e Pierre-Augustin Chaboseau che fondarono l’Ordine Martinista.
Tutto questo per dirvi che questi autori (Martines, Saint-Martin, Willermoz, Papus, ecc.), come i loro lavori, sono elementi fondanti del nostro ordine e necessitano dunque che vi ci interessiamo un pochino.
Termino questo giro d’orizzonte con un elemento basilare del martinismo: il cristianesimo.
I testi e gli insegnamenti della Bibbia e dei Vangeli sono degli elementi importanti, luoghi di passaggio non necessariamentre imposti ma necessari nella nostra ricerca.
Non ne facciamo un uso dogmatico, bisognerà cercare una tale cosa altrove che nel marrtinismo. Gettiamo su questi dati uno sguardo d’uomo. Siamo interessati dalla relazione degli uomini con una divinità. Potremo anche andare oltre nella misura della nostra credenza. Non c’è tuttavia né obbligo, né costrizione per tali studi.
Perché questa importanza per gli scritti della Bibbia?
Essi hanno, in primis, profondamente influenzato la nostra cultura, poi i principali pensatori del martinismo vi fanno regolarmente riferimento.
Ad esempio, uno studio attento degli scritti di Saint-Martin, rivela che quest’ultimo conosceva perfettamente la Bibbia e ne aveva così ben digeriti gli aspetti da impregnarne i suoi pensieri ed i suoi scritti.
Staccarsi dalla Bibbia è dunque staccarsi dalla fonte dove si è abbeverato Saint-Martin. Dovremmo dunque leggere la Bibbia. Ne convengo, questo è difficile in un mondo che non privilegia più questo studio.
Se i riferimenti di base del martinismo prendono le loro radici dal cristianesimo, sono comumque molto lontani dal costituirne l’esclusività. Siamo più che vivamente invitati ad interessarci delle diverse filosofie, delle diverse correnti di Saggezza, di spiritualità, delle religioni presenti e passate.
Il divino parla agli uomini! Con mezzi adattati all’uomo! C’è la necessità di prendere conoscenza, di confrontare, nella misura delle nostre capacità di comprensione. Scopriamo, sotto appellativi diversi e di origine molto varia, le stesse idee, gli stessi pensieri ed anche cose molto differenti.
Personalmente, la ricerca di un tronco comune che permettesse di associare gli esseri del pianeta mi appassiona. Non credo che sia contrario alle finalità del Martinismo che mira alla reintegrazione degli esseri, di tutti gli esseri.
Benché molto lontano dall’aver completato questo giro d’orizzonte, penso sia tempo che proceda verso le conclusioni, che lasci spazio alle domande.
Vediamo dunque bene che il martinismo non dovrebbe sfociare su un misticismo beato, non più che su un intellettualismo sterile. Le vie razionale e cardiaca, il lavoro individuale e collettivo, l’azione su se stessi e all’esterno sono necessari ad un progredire fraterno ma anche personale quindi difficile da comunicare con delle parole.
Il martinismo utilizza le forze umane per migliorare la situazione individuale e collettiva dell’umanità.
In conclusione: il Martinismo è dunque un metodo iniziatico che invita l’iniziato a camminare su un duplice percorso, uno col razionale, l’altro col cardiaco. Il martinismo agisce quindi in modo globale sulle sfere intellettuali, emotive e psichiche dell’essere umano. Il martinista che lavora e si affida al piano divino procede verso la sua reintegrazione; così, contribuisce alla reintegrazione del genere umano e della creazione nella divinità; lavora a gloria del grande architetto.
Diamo il via alle domande.
Setta: avrete delle difficoltà per entrare, non avrete alcuna difficoltà per uscire. Ve ne andate, fate una lettera di dimissioni, per quanto breve essa sia! E tutto finisce lì.
Vi si chiederà di mettere la vostra attività iniziatica dopo voi stessi, la vostra famiglia, la vostra vita sociale indispensabile, cioè al quarto posto rispetto all’insieme dei vostri impegni!
Ma entrate nella setta di quelli che accettano le loro responsabilità, che accettano di mettere in azione dei valori essenziali come la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza!
Finanze: Non vi sarà mai chiesto alcunché.
Imponiamo certe cose: Coi martinisti si farà un lavoro da martinisti! Per fare della magia, dello spiritismo, del cattolicesimo, del socialismo o della massoneria, l’aderente andrà altrove! (Per suonare l’oboe, il musicista non porta un violino. Per giocare al calcio, si utilizza un pallone, un terreno, un arbitro, una tenuta da calciatore, non si viene con gli sci o un costume da bagno).
Buona educazione: chiedere la parola, rispetto dell’altro, ascolto dell’altrui parola con il cuore (non col solo cervello), rispetto del gruppo e delle condizioni di lavoro.
Natura dei lavori: c’è una richiesta orientata verso la conoscenza del martinismo, ma gli aderenti presentano lavori secondo i loro centri d’interesse. Se l’induismo vi appassiona, illuminerete i martinisti sulle vostre ricerche in quel campo. Se il simbolismo vi interessa, i simboli martinisti vi apriranno vasti campi. Se la storia è il vostro argomento preferito, potrete fare degli studi storici sull’ordine.
Necessità del rituale e delle iniziazioni: il rituale ci pare indispensabile per ottenere dei risultati che non otteniamo se non in quel modo! L’iniziazione costituisce il centro, il nocciolo, l’elemento indispensabile per l’entrata nell’ordine. E’ progressiva.
Un Servitore Incognito