LE DIECI PREGHIERE DI LOUIS CLAUDE DE SAINT MARTIN
Louis-Claude de Saint-Martin
LE DIECI PREGHIERE
Tratte da: “Conoscere L. C. de Saint-Martin” di Ovidio La Pera – Edizioni M.I.R.
(Autorizzazione del traduttore concessa)
I
Sorgente eterna di tutto ciò che è, Tu che invii ai prevaricatori gli spiriti di errore e di tenebre che li
separano dal Tuo amore, invia a colui che ti cerca uno spirito di verità che lo avvicini a Te per
sempre. Che il fuoco di questo spirito consumi in me perfino le più piccole tracce del vecchio uomo
e che dopo averlo consumato, faccia nascere da questo ammasso di ceneri un nuovo uomo sul quale
la Tua mano sacra non disdegni di versare più l’unzione santa. Che sia questo il termine dei lunghi
travagli della penitenza, e che la Tua vita universalmente una, trasformi tutto il mio essere nell’unità
della Tua immagine, il mio cuore dell’unità del Tuo amore , la mia azione in un’unità di opere di
giustizia ed il mio pensiero in un’unità di luci. Tu imponi all’uomo dei grandi sacrifici solamente per
costringerlo a cercare in Te tutte le ricchezze e tutti i suoi godimenti, e lo costringi a cercare in Te
tutti questi tesori, perchè sai ch’essi sono i soli che possano renderlo felice, e che Tu sei il solo che li
possiede, che li generi e che li crei. Sì Dio di mia vita, non è che in Te ch’io posso trovare l’esistenza
ed il sentimento del mio essere. Tu hai detto perciò che “era nel cuore dell’uomo che Tu potevi
solamente trovare il Tuo riposo”; non interrompere un istante la Tua azione su di me, perchè io
possa vivere e nello stesso tempo perchè il Tuo nome possa essere conosciuto dalle Nazioni: i Tuoi
Profeti ci hanno insegnato che i morti non potevano lodarTi; non permettere dunque mai alla morte
di avvicinarmi: poichè ardo di rendere la Tua lode immortale, ardo di desiderio che il sole eterno
della verità non possa rimproverare al cuore dell’uomo d’aver portato la più piccola nube e causato
la più piccola interruzione nella pienezza del Tuo splendore. Dio della mia vita, Tu che lo si
pronunci e tutto si opera, rendi al mio essere ciò che gli avevi dato con la sua origine, ed io
manifesterò il Tuo nome alle Nazioni, ed esse rimpareranno che Tu solo sei il loro Dio e la vita
essenziale, come il motore ed il movimento di tutti gli esseri. Semina i Tuoi desideri nell’anima
dell’uomo, in questo campo che è il Tuo dominio e che nessuno può contestarTi, poichè sei Tu che
gli hai dato il suo essere e la sua esistenza. Seminaci i tuoi desideri, affinchè le forze del Tuo amore
la strappino interamente agli abissi che la trattengono e che vorrebbero inghiottirla per sempre con
essi. Abolisci per me la regione delle immagini; dissipa queste barriere fantastiche che mettono un
immenso intervallo ed una spessa oscurità tra al Tua viva luce e me e che mi oscurano con le loro
tenebre. Avvicina a me il carattere sacro e il sigillo divino di cui sei il depositario, e trasmetti fino al
seno della mia anima il fuoco che Ti brucia, affinchè essa bruci con Te e senta che cos’è la Tua
ineffabile vita e le inesauribili delizie della Tua eterna esistenza. Troppo debole per sopportare il
peso del Tuo nome, io Ti rimetto la cura di elevare interamente l’edificio e di porne Te stesso le
prime fondamenta al centro di quest’anima che mi hai dato per essere come il candeliere che porta la
luce alle Nazioni, affinchè esse non rimangano nelle tenebre. Grazie Ti siano rese, Dio di pace e
d’amore! Grazie Ti siano rese del fatto che Ti ricordi di me e del fatto che non vuoi lasciar languire
la mia anima dell’indigenza! I Tuoi nemici avrebbero detto che Tu sei un padre che dimentica i suoi
figli e che non può liberarli.
II
Verrò verso di Te, Dio del mio essere; verrò verso di Te, per quanto sozzo io sia; mi presenterò
davanti a Te con fiducia. Mi ci presenterò in nome della Tua eterna esistenza, in nome della mia
vita, in nome della Tua santa alleanza con l’uomo; e questa tripla offerta sarà per Te un olocausto di
gradevole odore sul quale il Tuo spirito farà discendere il suo fuoco divino per consumarlo e
ritornare poi verso la Tua dimora santa, carico e interamente pieno dei desideri di un’anima
indigente che sospira solamente dietro a Te. Signore, Signore, quando sentirò pronunciare nel fondo
della mia anima quella parola consolante e viva con la quale Tu chiami l’uomo col suo nome, per
annunciargli ch’egli è iscritto nella milizia santa e che vuoi ammetterlo al rango dei Tuoi servitori?
Con la potenza di questa parola santa, io mi troverò presto circondato dai memoriali eterni della Tua
forza e del Tuo amore, con i quali marcerò arditamente contro i Tuoi nemici, ed essi impallidiranno
davanti ai terribili tuoni che usciranno dalla Tua parola vittoriosa. Ahimè! Signore, sta nell’uomo di
miseria e di tenebre formare simili voti e concepire così superbe speranze! Invece di poter colpire il
nemico, non occorre che egli stesso pensi di evitarne i colpi? Invece di apparire, come un tempo,
coperti d’armi gloriose, non è egli ridotto come un oggetto d’obbrobrio, a versare lacrime di
vergogna e d’ignominia nelle profondità della sua solitudine, non osando neppure mostrarsi alla
Luce? Invece di quei canti di trionfo che un tempo dovevano seguirlo ed accompagnare le sue
conquiste, non è condannato a non farsi sentire che per i sospiri e per i singhiozzi? Almeno,
Signore, fammi una grazia, fa che tutte le volte che sonderai il mio cuore e i miei reni, Tu non li
trovi mai vuoti delle Tue lodi e del Tuo amore; io sento, e vorrei non mai cessare di sentire, che non
vi è abbastanza tempo per lodarTi; e che, perchè quest’opera santa sia compiuta in maniera che sia
degna di Te, bisogna che tutto il mio essere sia afferrato e mosso per la Tua eternità; permetti
dunque, o Dio di ogni vita e di ogni amore! Permetti alla mia anima di cercare di fortificare la sua
debolezza nella Tua potenza; permettile di formare con Te una lega santa che mi renda invincibile
agli occhi dei miei nemici e che mi leghi talmente a Te con i voti del mio cuore e del Tuo, che Tu
mi trovi sempre tanto ardente e tanto premuroso per il Tuo servizio e per la Tua gloria, quanto Tu lo
sei per la mia liberazione e per la mia felicità.
III
Sposo della mia anima, tu per il quale essa ha concepito il santo desiderio della saggezza, vieni ad
aiutarmi Tu stesso a dare la nascita a questo figlio benamato che io non potrò mai troppo
prediligere. Dacchè egli avrà visto la luce, immergilo nelle acque pure del battesimo del Tuo spirito
vivificante, affinché sia iscritto sul libro della vita e sia riconosciuto per sempre, come essente nel
numero dei fedeli membri della Chiesa dell’Altissimo. Aspettando che i suoi deboli piedi abbiano la
forza di sostenerlo, prendilo nelle Tue braccia come la madre più tenera, e preservalo da tutto ciò
che potrebbe nuocergli. Sposo della mia anima, Tu che non ti si conosce mai se non si è umili, rendi
omaggia alla Tua potenza ed io non voglio affidare ad altre mani che alle Tue questo figlio
dell’amore che mi hai dato. Sostienilo Tu stesso allorché comincerà a formare i suoi primi passi.
Quando egli sarà in età più avanzata e suscettibile di sentirlo, istruiscilo dell’onore ch’egli deve a
suo padre, perché ottenga lunghi giorni sulla terra; ispiragli il rispetto e l’amore per la potenza e le
virtù di colui che gli ha dato l’essere. Sposo della mia anima, ispirami per prima a nutrire
continuamente questo figlio caro di quel latte spirituale che formi Tu stesso nel mio seno; ch’io non
cessi di contemplare in mio figlio l’immagine di suo padre, ed in suo padre l’immagine di mio
figlio, e di tutti quelli che puoi generare in me nel corso ininterrotto di tutte le eternità. Sposo della
mia anima, Tu che non ti si conosce mai se non si è santificati, servi alla fede da mentore e da
modello a questo figlio del Tuo spirito, affinché in tutti i tempi e in tutti i luoghi, le sue opere e il
suo esempio annuncino e manifestino la sua celeste origine; poserai poi Tu stesso sulla sua testa la
corona di gloria, ed egli sarà per i popoli un monumento eterno della maestà del Tuo nome. Sposo
della mia anima, tali sono le delizie che Tu prepari a coloro che Ti amano e che cercano di unirsi a
Te. Perisca per sempre colui che mi solleciterebbe a rompere la nostra santa alleanza! Perisca per
sempre colui che vorrebbe impegnarmi a preferirTi un altro sposo! Sposo della mia anima, prendimi
tu stesso per Tuo proprio figlio; che lui ed io non facciamo che uno ai Tuoi occhi, e versa
abbondantemente sull’uno e l’altro le grazie che tutti e due possiamo solamente ricevere dal Tuo
amore. Io non posso più vivere, se non accordi alla voce di mio figlio ed alla mia di unirsi insieme
per cantare eternamente le Tue lodo, e perché i nostri cantici siano come dei fiumi inesauribili
generati incessantemente dal sentimento delle Tue meraviglie e della Tua ineffabile potenza.
IV
Signore, come oserei guardarmi un istante senza rabbrividire d’orrore sulla mia miseria! Io abito in
mezzo alle mie proprie iniquità che sono i frutti dei miei abusi in tutti i generi, e che sono diventati
come la mia veste; ho abusato di tutte le mie leggi, ho abusato della mia anima, ho abusato del mio
spirito, ho abusato ed abuso quotidianamente di tutte le grazie che il Tuo amore non cessa
quotidianamente di spandere sulla Tua ingrata ed infedele creatura: è a Te che io dovevo tutto
offrire e tutto sacrificare, e non dovevo nulla offrire al tempo che è davanti ai Tuoi occhi, come
gl’idoli, senza vita e senza intelligenza e tuttavia, non cesso di offrire tutto al tempo e niente a Te; e
con questo mi precipito anticipatamente nell’orribile abisso della confusione che è occupata
solamente al culto degl’idoli e dove il Tuo nome non è conosciuto. Ho fatto come gli insensati e gli
ignoranti del secolo che impiegano tutti i loro sforzi per annientare i terribili decreti di giustizia e
fare in modo che questa terra di prova che abitiamo, non sia più ai loro occhi una terra d’angoscia,
di travaglio e di dolore. Dio di pace, Dio di verità, se la confessione delle mie colpe non basta
perché Tu me le rimetta, ricordati di Colui che ha voluto caricarsene e lavarle nel sangue del Suo
corpo, del Suo spirito e del Suo amore; Egli le dissipa e le cancella, non appena si degna di farne
avvicinare la Sua parola. Come il fuoco consuma tutte le sostanze materiali ed impure, e come
questo fuoco che è la Sua immagine, Egli ritorna verso di Te con la Sua inalterabile purezza, senza
conservare alcuna impronta delle sozzure della terra. E’ in Lui solo e con Lui solo che può farsi
l’opera della mia purificazione e della mia rinascita; è con Lui solo che la Tua maestà santa può
contemplare l’uomo; ed è per questo che Tu vuoi operare la nostra guarigione e la nostra salvezza;
poiché impiegando gli occhi del Suo amore che purifica tutto, Tu non vuoi più nell’uomo nulla di
difforme, Tu non vi vedi che quella scintilla divina che Ti somiglia e che il Tuo santo ardore attira
perpetuamente a sé come una proprietà della Tua divina sorgente, No, Signore, Tu non puoi
contemplare se non ciò che è vero e puro come Te; il male è inaccessibile alla Tua vista suprema;
ecco perché l’uomo malvagio è come l’essere di cui Tu non Ti ricordi più e che i Tuoi occhi non
saprebbero fissare, poiché non vi è più alcun rapporto con Te. Ed ecco tuttavia quest’abisso d’orrore
in cui non ho timore di fare il mio soggiorno; non vi è altra alternativa per l’uomo, se egli non è
perpetuamente immerso nell’abisso della Tua misericordia: è l’abisso del peccato e della miseria
che lo inonda; ma anche, egli non ha piuttosto distolto il suo cuore ed i suoi sguardi da quest’abisso
si iniquità, che ritrova quest’oceano di misericordia nel quale Tu fai navigare tutte le Tue creature.
Perciò mi prosterno davanti a Te nella mia vergogna e nel sentimento del mio obbrobrio: il fuoco
del mio dolore inaridirà in me l’abisso della mia iniquità, ed allora non esisterà più per me che il
regno eterno della Tua misericordia.
V
Toglimi la mia volontà, Signore, toglimi la mia volontà: perché se posso un solo istante sospendere
la mia volontà davanti a Te, i torrenti della Tua vita e della Tua luce entreranno in me con
impetuosità, non essendovi più alcun ostacolo che li fermi. Vieni ad aiutarmi Tu stesso a rompere
queste funeste barriere che mi separano da Te; armati contro me stesso, affinché in me nulla resista
alla Tua potenza e che Tu trionfi in me di tutti i Tuoi nemici e di tutti i miei, trionfando sulla mia
volontà. O principio eterno di ogni gioia e di ogni verità, quand’è che sarò rinnovato al punto di non
più scorgere me stesso se non nella permanente affezione della Tua volontà esclusiva e vivificante?
Quand’è che le privazioni in ogni genere mi sembreranno un profitto ed un vantaggio, in quanto mi
preservano da ogni schiavitù e mi lasciano più modo di legarmi alla libertà del Tuo spirito e della
Tua saggezza? Quand’è che i mali mi sembreranno un favore da parte Tua, come altrettante
occasioni di riportare delle vittorie, e di ricevere dalla Tua mano le corone di gloria che Tu
distribuisci a tutti coloro che combattono in Tuo nome? Quand’è che tutti i vantaggi e le gioie di
questa vita mi sembreranno altrettante trappole che il nemico non cessa di erigerci per stabilire nei
nostri cuori un Dio di menzogna e di seduzione, al posto del Dio di pace e di verità che dovrebbe
sempre ragnarvi? Infine, quand’è che il santo zelo del Tuo amore e l’ardore della mia unione con
Te, mi domineranno fino a dare con delizia, la mia vita, il mio benessere e tutte le affezioni estranee
a questo scopo esclusivo dell’esistenza dell’uomo che è la Tua creatura, e che hai caro fino a volerlo
aiutare con il Tuo esempio dando Te stesso interamente per lui? No, Signore, colui che non è
trasportato da questa santa devozione, non è degno di Te, e non ha fatto ancora il primo passo nella
carriera. La conoscenza della Tua volontà e la cura del servitore fedele di non mai separarsene un
solo istante, ecco l’unico e vero luogo di riposo per l’anima dell’uomo; egli non può avvicinarsene
senz’essere lì per lì colmato di delizie, come se tutto il suo essere fosse rinnovato e vivificato in
tutte le sue facoltà, dalle sorgenti della Tua propria vita; egli non può allontanarsene senza vedersi lì
per lì abbandonato a tutti gli orrori delle incertezze, dei pericoli e della morte. Affrettati, Dio di
consolazione, Dio di potenza; affrettati a far discendere nel mio cuore uno di quei puri movimenti
della Tua volontà santa ed invincibile. Basta uno solo di questi movimenti divini per stabilire in me
il regno della Tua eternità, per resistere costantemente ed universalmente a tutte le volontà estranee
che verrebbero a riunirsi per combatterlo nella mia anima, nel mio spirito e nel mio corpo. E’ allora
che mi abbandonerò al mio Dio, nella dolce effusione della mia fede e che divulgherò le sue
meraviglie. Gli uomini non sono degni delle Tue meraviglie né di contemplare la dolcezza della Tua
saggezza e la profondità dei Tuoi consigli! Ma sono degno io stesso di pronunciare così bei nomi,
vile insetto quale io sono, e che merita solamente le vendette della giustizia e della collera? Signore,
Signore, fai posare un istante su me la stella di Giacobbe e la Tua santa luce si stabilirà nel mio
pensiero, come la Tua volontà pura nel mio cuore.
VI
Ascolta anima mia, ascolta e consolati nella tua miseria; vi è un Dio potente che vuole incaricarsi
della cura di guarire tutte le piaghe. Egli è il solo, sì, è il solo che abbia questo supremo potere e lo
esercita solamente verso coloro che lo riconoscono come il possessore e come il geloso
amministratore di esso. Non andare a lui sotto un travestimento come la donna di Geroboamo che il
profeta Achia colma di rimproveri; vacci piuttosto con l’umiltà e la fiducia che deve darti il
sentimento dei tuoi spaventosi mali, e dell’universale potenza di colui che non vuole la morte del
peccatore, poiché è lui che ha creato le anime. Lascia al tempo di compiere la sua legge su di te in
tutto ciò che è legato al tempo; non accelerare la tua opera con i tuoi disordini; non ritardarla con i
tuoi desideri falsi e le tue vane speculazioni che sono il retaggio dell’insensato. Ma unicamente
occupato della tua guarigione interiore e della tua liberazione spirituale, riunisci accuratamente il
poco di forze che ogni grado del tempo sviluppa in te; serviti di questi segreti movimenti della vita,
per avvicinarti ogni giorno sempre più a colui che vorrebbe già possederti nel suo seno e farti
condividere con lui la dolce libertà di un essere che gode pienamente dell’uso di tutte le sue facoltà,
senza mai conoscere alcun ostacolo. Nei momenti in cui questi felici slanci s’impadroniranno di te,
sollevati dal tuo letto di dolore e dì a questo Dio di misericordia e di onnipotenza: Fin quando,
Signore, lascerai languire nella schiavitù e nell’obbrobrio, quest’antica immagine di Te stesso che i
secoli hanno potuto seppellire sotto le loro macerie, ma che non hanno mai potuto cancellare! Essa
ha osato misconoscerTi in quei tempi in cui abitava nello splendore della Tua gloria; e Tu, Tu non
avevi avuto altro da fare, che chiudere su di lei l’occhio della tua eternità, e dall’istante essa si è
trovata immersa nelle tenebre, come in un abisso. Dopo questa pietosa caduta, essa è divenuta
giornalmente lo zimbello di tutti i suoi nemici; essi non si contentano di coprirla delle loro
derisioni; la infestano dei loro veleni; la caricano di catene, perché non possa difendersi e perché
abbiano più facilità a dirigere su di lei le loro frecce avvelenate. Signore, Signore, questa lunga ed
umiliante prova non è sufficiente perché l’uomo riconosca la Tua giustizia e renda omaggio alla
Tua potenza? Quest’ammasso infetto di dispregio e di oltraggi del suo nemico, non ha soggiornato
abbastanza a lungo su quest’immagine di Te stesso per aprirgli gli occhi e convincerla delle sue
illusioni? Non temi Tu che alla fine queste sostanze corrosive cancellino interamente la sua
impronta e la rendono assolutamente irriconoscibile? I nemici della Tua luce e della Tua saggezza
non mancherebbero di confondere questa lunga catena dei miei obbrobri con la Tua eternità stessa;
crederebbero che il loro regno d’orrore e di disordine è la sola e reale dimora della verità;
crederebbero di averla vinta su di Te e di essersi impadroniti del Tuo regno. Non permettere
dunque, o Dio di zelo e di gelosia, che la Tua immagine sia profanata più a lungo. La Tua propria
gloria mi tocca ancor più che la mia propria felicità la quale non sarebbe fondata su di essa. Alzati
dal Tuo trono immortale, da quel trono in cui riposa la Tua saggezza e che è tutto risplendente delle
meraviglie della Tua potenza; entra un istante nella vigna santa che Tu hai piantato da ogni eternità;
prendi un solo chicco di quell’uva vivificante ch’essa non cessa di produrre: spremilo con la Tua
mano divina e fai colare sulle mie labbra il succo sacro e rigeneratore che solo può riparare le mie
forze; esso umetterà la mia lingua disseccata; discenderà fino nel mio cuore; vi porterà la gioia con
la vita; penetrerà tutte le mie membra; le renderà sane e robuste ed io sembrerò vivo, agile e
vigoroso, come lo ero il primo giorno che uscii dalle Tue mani. E’ allora che i Tuoi nemici gabbati
nelle loro speranze, arrossiranno di vergogna e rabbrividiranno di spavento e di rabbia nel vedere
che i loro sforzi contro di Te saranno stati vani, e che il mio sublime destino avrà raggiunto il suo
compimento, malgrado le loro audaci ed ostinate imprese. Ascolta dunque, o anima mia! Ascolta e
consolati nella tua miseria; vi è un Dio potente che vuole incaricarsi della cura di guarire tutte le
piaghe.
VII
Io mi presento alle porte del tempio del mio Dio, e non abbandonerò quest’umile posto
dell’indigente, che il Padre della mia vita non mi abbia distribuito il mio pane d’ogni giorno. Eccolo
che si fa avanti questo pane d’ogni giorno; io l’ho ricevuto, l’ho gustato e voglio annunciare la sua
dolcezza alle generazioni future. L’eterno Dio degli esseri, il Titolo sacro che ha preso per farsi
riconoscere dalle nazioni visibili ed invisibili, Colui che si è fatto carne; lo Spirito di Colui in nome
del quale tutto deve piegare il ginocchio al cielo, sulla terra e negl’inferi: ecco i quattro elementi
immortali che compongono questo pane d’ogni giorno. Esso si moltiplica incessantemente come
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l’immensità degli esseri che se ne nutrono, ed a qualsiasi termine che pervenga il loro numero, essi
non potranno mai diminuirne l’abbondanza né trovarsi nella penuria; questo pane d’ogni giorno ha
sviluppato in me i germi eterni della mia vita e li ha messi in grado di far passare nel mio sangue la
linfa sacra delle mie radici originali e divine. I quattro elementi che lo compongono, hanno fatto
sparire dal caos del mio cuore le tenebre e la confusione; vi hanno ristabilito una vivente e santa
luce, invece della fredda oscurità che l’avviluppava; la loro forza creatrice mi ha trasformato in un
nuovo essere e sono divenuto il depositario e l’amministratore dei loro santi caratteri e dei loro
segni vivificanti. Allora, per manifestare la gloria di colui che ha scelto l’uomo come suo angelo e
suo ministro, io mi sono presentato in tutte le regioni; ho considerato e come passato in rivista tutte
le opere delle mie mani, ed ho distribuito su ciascuna di esse quei segni e quei caratteri ch’egli
aveva impresso su di me, per trasmetterli a tutte le sue creature e per confermare le proprietà e la
potenza del nome ch’esse avevano ricevuto. Non ho limitato il mio ministero ad agire così sulle
opere regolari dell’eterna saggezza; mi sono avvicinato a tutto ciò che era difforme, ed ho lasciato
cadere su questi frutti del disordine i segni di giustizia e di vendetta legati ai segreti poteri della mia
elezione: quei frutti che ho potuto strappare alla corruzione, li ho offerti in olocausto al Dio
supremo, ed ho composto i miei profumi con pure lodi del mio spirito e del mio cuore, affinché
tutto ciò che respira riconosca che a questo solo Dio supremo sono dovuti tutti gli omaggi, tutta la
gloria e tutti gli onori, essendo l’unica sorgente di ogni potenza e di ogni giustizia; e Gli ho detto nei
trasporti del mio amore: “Felice l’uomo, poiché Tu hai voluto sceglierlo per farne la sede della Tua
autorità ed il ministro della Tua gloria nell’universo! Felice l’uomo, poiché Tu hai permesso ch’egli
sentisse fin nelle profondità della Tua essenza la penetrante attività della Tua vita divina! Felice
l’uomo, poiché Tu hai permesso ch’egli osasse offrirTi un sacrificio di riconoscenza attinto nel
sentimento ineffabile di tutte le virtù della Tua santa universalità.
Egli non vi ha trattato così, potenze terrestri, potenze dell’universo: Egli vi ha reso i semplici agenti
delle sue leggi e le forze operanti del compimento dei Suoi disegni; perciò non vi è un essere nella
natura, non vi è un essere fra voi che non Lo secondi nella Sua opera, e che non cooperi
all’esecuzione dei Suoi piani. Ma Egli non si è fatto conoscere da voi come il Dio di pace e come il
Dio d’amore; e anche se vi dà l’esistenza, voi siete ancora trattate per le conseguenze della
ribellione; poiché Egli raccomandò all’uomo di sottomettervi e di dominarvi. Molto meno ancora,
potenze perverse e corrotte, Egli vi ha trattato con gli stessi favori di cui si è compiaciuto di colmare
l’uomo. Voi non avete saputo conservare i favori ch’Egli vi accordò con la vostra origine: avete
avuto l’imprudenza di credere ch’Egli poteva avere per voi una più bella sorte, un privilegio più
glorioso che d’essere l’oggetto della Sua tenerezza, e fin d’allora avete meritato solamente d’essere
l’oggetto della Sua vendetta. E’ l’uomo solo a cui Egli confida i tesori della Sua saggezza: è in
quest’essere, secondo il suo cuore, ch’Egli ha posto tutta la Sua affezione e tutti i Suoi poteri. Egli
gli ha detto formandolo: “Diffondi su tutto l’universo l’ordine e l’armonia di cui Io ti ho permesso
di attingere i principi nella mia propria sorgente; esso non può conoscerMi che per la regolarità
delle Mie opere e la fissità delle Mie leggi; esso non può essere iniziato nei misteri del Mio
santuario; esso ha in sé solamente la misura delle Mie potenze: sta a te di esercitarle in tutti i suoi
domini, poiché è con gli atti soli delle Mie potenze ch’esso può sapere che vi è un Dio. Quanto ai
miei nemici, lancia su di essi tutti i dardi della Mia collera, essi sono ancora più lontano da Me che
le potenze della natura, e la santità della Mia gloria non Mi permette più di manifestarMi ad essi che
con il peso della Mia giustizia. Tu solo, uomo, tu solo riunirai ormai ai doni delle Mie potenze e
della Mia giustizia, il dono di poter sentire le viventi delizie del Mio amore e di farle condividere a
coloro che se ne renderanno degni: è per questo che Io ti ho formato solo a Mia immagine ed a Mia
somiglianza: poiché l’essere che non ama, non potrebbe essere la mia immagine; è da questo trono
sacro in cui ti ho posto, come un secondo Dio, che Io vedrò diffondersi su tutto ciò che è uscito
dalle Mie mani, i diversi attributi del Mio essere, e tu Mi sarai caro al di sopra di tutte le Mie
produzioni, poiché se Io ti ho scelto per essere il Mio strumento universale, non vi sarà più nulla di
Me che non sia conosciuto”.
Sovrano autore del mio spirito, della mia anima e del mio cuore, sii benedetto per sempre in tutte le
regioni ed in tutti i secoli, per aver permesso che l’uomo, questa ingrata e criminale creatura,
potesse recuperare delle verità tanto sublimi: egli se n’era reso indegno con il suo crimine; e se il
ricordo della Tua antica e santa alleanza, non avesse impegnato il Tuo amore a restituirgliele, esse
sarebbero rimaste eternamente perdute per lui. Lodi e benedizioni a colui che aveva formato l’uomo
a Sua immagine ed a Sua somiglianza, e che malgrado tutti gli sforzi e i trionfi degl’inferi, ha
saputo riabilitarlo nel suo splendore, nella saggezza e nella felicità della sua origine. Amen.
VIII
Uniamoci, uomini di pace, uomini di desiderio: uniamoci per contemplare in un santo tremore
l’estensione delle misericordie del nostro Dio, e diciamoGli in comune, che tutti i pensieri degli
uomini, tutti i loro desideri più puri, tutte le loro azioni più regolari, non potrebbero insieme
accostarsi al più piccolo atto del Suo amore. Come potremmo dunque noi esprimere quest’amore,
allorché esso non si limita a degli atti particolari e di un momento, ma che sviluppa ad un tempo
tutti i Suoi tesori e ciò in una maniera costante, universale ed imperturbabile. Sì, Dio di verità e di
carità inesauribile, ecco come Tu ne agisci giornalmente con l’uomo! Chi sono io? Un vile
ammasso di disgustanti lordure che diffonde in me ed intorno a me solamente l’infezione. Ebbene!
E’ al centro di quest’infezione che la Tua mano infaticabile s’immerge incessantemente, per trarre il
poco che rimane ancora in me di quegli elementi preziosi e sacri di cui Tu formasti la mia esistenza.
Tale quale quella donna diligente che, nel Vangelo consuma la sua luce per ritrovare il dramma che
ha perduto, Tu che cessi di tenerTi le lampade accese, e Ti corvi continuamente fino a terra,
sperando sempre di ritrovare nella polvere quell’oro puro che è sfuggito dalle Tue mani. Uomini di
pace, come non contempleremmo in un santo tremore l’estensione delle misericordie del nostro
Dio! Noi siamo mille volte più colpevoli verso di Lui che quei malfattori, che secondo la giustizia
umana, sono condotti attraverso le città e nelle piazze pubbliche, coperti di tutti i segni dell’infamia
e che li si costringe a confessare apertamente i loro crimini ai piedi dei templi e di tutte le potenze
ch’essi hanno disprezzato. Noi dovremmo come essi, e con mille volte più di giustizia che essi,
essere trascinati ignominiosamente ai piedi di tutte le potenze della natura e dello spirito; dovremmo
essere condotti come dei criminali davanti a tutte le regioni dell’universo, tanto visibile che
invisibili, e ricevere in loro presenza, i terribili e vergognosi castighi che meritano con giustizia le
nostre spaventosi prevaricazioni; ma invece di trovarvi dei giudici terribili, armati della vendetta,
chi v’incontriamo? Un re venerabile di cui gli occhi annunciano la clemenza, e di cui la bocca non
cessa di pronunciare il perdono per tutti coloro che solamente vogliono non accecarsi al punto di
credersi innocenti. Lungi dal volere che noi portiamo più a lungo gli abiti dell’obbrobrio, Egli
ordina ai Suoi servitori, di restituirci la nostra prima veste, di metterci un anello al dito e delle
scarpe ai nostri piedi, e per determinarlo a colmarci di simili favori, basta che, come nuovi figlioli
prodighi, riconosciamo di non poter trovare nella casa degli estranei la stessa felicità che nella casa
di nostro Padre. Uomini di pace, come non contempleremmo in un santo tremore l’estensione
dell’amore e delle misericordie del nostro Dio! E come non concepiremmo una santa risoluzione di
restare per sempre fedeli alla Sue leggi ed ai benefici consigli della Sua saggezza? No, io non posso
amare che Te, poiché Tu mi hai tanto perdonato: non voglio più trovare altro luogo di riposo che il
seno ed il cuore del mio Dio. Egli abbraccia tutto con la Sua potenza, e qualunque movimento io
faccia, trovo dappertutto un appoggio, un soccorso e delle consolazioni, perché la Sua sorgente
divina versa dappertutto ad un tempo tutti questi beni. Egli stesso si lancia nel cuore dell’uomo, non
vi si lancia una sola volta, ma costantemente e con atti reiterati. E’ con questo ch’Egli genera e
moltiplica in noi la Sua propria vita, perché con ciascuno di questi atti divini, stabilisce in noi dei
raggi puri ed estratti dalla Sua propria essenza, sui quali Egli ama riposarsi, e che divengono in noi
gli strumenti delle Sue generazioni eterne. Di questo fuoco sacro, Egli invia in tutte le facoltà del
nostro essere simili emanazioni che a loro volta, ripetendo incessantemente la loro azione in tutto
ciò che ci compone, moltiplicano così continuamente la nostra attività spirituale, le nostre virtù e le
nostre luci. Ecco perché è così utile elevarGli un tempio nel nostro cuore. Oh uomini di desiderio!
Uniamoci per contemplare in un santo tremore l’estensione dell’amore, delle misericordie e delle
potenze del nostro Dio.
IX
Signore, come ci sarebbe possibile quaggiù cantare i cantici della Città santa? E’ dal centro dei
torrenti delle nostre lacrime, che noi possiamo far sentire i canti della gioia e del giubilo? Se apro la
bocca per formarne i primi suoni, i singhiozzi mi opprimono e non posso lasciar sfuggire che dei
sospiri e gli accenti del dolore; e spesso anche questi singhiozzi si soffocano nel mio seno, o nessun
orecchio caritatevole è vicino a me per sentirli e portarmi del conforto. Mi sento opprimere
dall’estensione e dalla lunghezza delle mie sofferenze, ed il crimine non cessa di presentarsi a me,
per annunciarmi che in un istante la morte viene a seguirlo ed a gelare tutto il mio essere con la
freddezza dei suoi veleni; già essa s’impadronisce di tutte le mie membra, ed io arrivo al momento
d’essere abbandonato come il cadavere che va distruggendosi interamente e che i servitori
abbandonano alla putrefazione. Tuttavia, Signore, poiché Tu sei la sorgente universale di tutti ciò
che esiste, Tu sei anche la sorgente della speranza; e se questo raggio di fuoco non si è spento nel
mio cuore, io credo ancora in Te, sono ancora legato alla Tua vita divina da questa immortale
speranza che scorre continuamente dal Tuo trono. Oso dunque implorarti dal seno dei miei abissi:
oso chiamare in mio soccorso la Tua mano beneficente perché essa si degni d’impiegarsi alla mia
guarigione. Com’è che si operano le guarigioni del Signore? E’ con la docile sottomissione ai saggi
consigli di questo medico divino. Bisogna che io prenda con riconoscenza e con ardente desiderio la
bevanda amara che la Sua mano mi presenta; bisogna che la mia volontà concorra con quella che
l’anima per me; bisogna che la lunghezza e le sofferenze del trattamento non mi facciano respingere
il bene che vuole farmi questo supremo autore di ogni bene; Egli si permea del sentimento dei miei
dolori, io non ho altro da fare che permearmi del sentimento del Suo caritatevole interesse per me: è
in questo che la coppa della salute mi sarà profittevole: è allora che la mia lingua riprenderà la sua
forza e che canterò i cantici della Città santa. Signore, quale sarà il mio primo cantico? Sarà
interamente all’onore ed alla gloria di colui che mi avrà restituito la salute e che avrà operato la mia
liberazione. Lo canterò questo cantico dal levar del sole fino al suo tramonto; lo canterò per tutta la
terra, non solamente per celebrare la potenza e l’amore del mio liberatore, ma per comunicare a
tutte le anime di desiderio ed a tutta la famiglia umana, il modo certo ed efficace di riacquistare per
sempre la salute e la vita. Insegnerò loro che con questo, lo spirito di saggezza e di verità si riposerà
sul loro proprio cuore e li dirigerà in tutte le loro vie. Amen.
X
Avrai tu la forza, o anima mia, di contemplare l’enormità del debito che l’uomo colpevole ha
contratto verso la Divinità? Ma se hai avuta quella di abbandonarti al crimine, puoi ben
considerarne tutto l’orrore. Misura dunque con il pensiero il campo del Signore; ricordati che
l’uomo doveva esserne il coltivatore; cerca di farti un’idea dell’immensità dei frutti che avrebbero
dovuto produrvisi con le tue cure; considera che tutte le creature che sono sotto il cielo attendevano
dalla tua diligente coltura la loro sostanza e il loro sostegno; considera che i campi del Signore
attendevano da te il loro assetto ed il loro ornamento; considera che il Signore stesso attendeva dalla
tua vigilanza e dalla tua fedeltà la gloria e la lode che doveva attirarGli il compimento dei Suoi
disegni; considera che tutte queste cose dovevano operarsi con te senza alcuna interruzione. Tu sei
caduto, hai lasciato il nemico prendere imperio su di te e corrompere le tue vie. Fin dall’istante hai
reso sterile la terra del Signore; hai sprofondato nella penuria tutti gli abitanti dell’universo ed hai
sprofondato il cuore di Dio nella tristezza. Da questo stesso istante, hai come prosciugato la
sorgente della saggezza e della messe in questo basso mondo; e da questa fatale epoca, fermi ogni
giorno le produzioni del Signore; contempla ora l’enormità di tale debito; contempla l’impossibilità
in cui sei di saldarlo e rabbrividisci fin nelle ultime pieghe del tuo essere. Tu devi i frutti di ogni
anno, dal momento della tua infedeltà: devi la decima di tutte le ore che sono trascorse dall’ora
fatale: devi tutto ciò che questi stessi frutti di questa stessa decima avrebbero riportato nelle mani in
cui avresti dovuto depositarli: devi tutti i frutti che impedirai di crescere fino alla consumazione dei
secoli. Qual’è dunque l’essere che avrebbe potuto mai assolverti verso la giustizia eterna, verso
quella giustizia di cui i diritti non possono abolirsi e di cui i piani non possono mancare d’arrivare al
loro termine ed al loro compimento? E’ qui, o Dio supremo, che si manifestano i torrenti della tua
misericordia e l’abbondanza inesauribile dei Tuoi eterni tesori; qui, il Tuo cuore divino si è aperto
sulla Tua sventurata creatura e non solamente i suoi canoni sono stati pagati, ma essa si è trovata
ancora abbastanza ricca per poter venire in soccorso dell’indigente. Tu hai detto al Tuo Verbo di
venire a coltivare Egli stesso il campo dell’uomo. Questo Verbo sacro, di cui l’anima è l’amore, è
disceso verso questo campo colpito da sterilità. Egli ha consumato col fuoco della Sua parola tutte
le piante parassite e velenose che vi erano seminate: vi ha seminato al loro posto il germe
dell’albero della vita: ha aperto i canali delle fontane salutari e le acque vive sono venute ad
irrigarlo; Egli ha restituito la forza agli animali della terra, l’agilità agli uccelli del cielo; ha
restituito la luce alle fiaccole celesti: il suono e la voce a tutti gli spiriti che abitano la sfera
dell’uomo; ed ha restituito all’anima dell’uomo quell’amore di cui è Egli stesso la sorgente e il
focolare, e che ha diretto il Suo santo e meraviglioso sacrificio. Sì, eterno Dio di ogni lode e di ogni
grazia, non vi era che un Essere potente, come il Tuo figlio divino, che potesse così riparare i nostri
disordini e sdebitarci verso la Tua giustizia. Non vi era che l’Essere creatore che potesse pagare per
noi ciò che abbiamo interamente dissipato, poiché bisognava per questo che si facesse una nuova
creazione. Potenze universali, se vi sentite così disposte a cantare le Sue lodi, per avervi ristabilite
nei vostri diritti e per avervi restituito la vostra attività, quali azioni di grazie non Gli devo io
dunque, per essersi Egli stesso reso cauzione di tutti i miei debiti verso di Lui, verso voi, verso tutti
i miei fratelli, e per averli pagati? E’ detto della donna penitente, che per avere essa troppo amato, le
si era molto perdonato. All’uomo gli si è tutto rimesso, si è tutto pagato per lui, non solamente
prima ch’egli abbia cominciato ad amare, ma anche allorché era immerso negli errori
dell’ingratitudine, e come gelato dalla durezza del suo cuore. Oh uomini! Oh fratelli miei! Diamoci
interamente ora a Colui che ha cominciato col perdonarci tutto. Ogni movimento del nostro Dio
dev’essere un movimento universale e che si fa sentire in tutte le regioni di tutti gli universi. Che
all’esempio di questo Dio supremo, l’amore faccia un movimento universale in tutto il nostro essere
ed abbracci ad un tempo tutte le facoltà che ci compongono. Amen.