INIZIAZIONE REALE E VIRTUALE
di Aldebran S.I.I.
Il cammino martinista non è solo il miglioramento di sé, è un ingresso immediato nel
sacro e l’iniziazione è il mezzo per poter cominciare questo cammino. La parola
iniziazione (initium = inizio, cominciamento; in-ire entrare in) indica che noi
cominciamo un nuovo percorso, entrando in una nuova dimensione.
La nostra iniziazione è una vera e propria consacrazione sacerdotale dove è
necessario avere la piena consapevolezza e comprensione della operatività che
pratichiamo, perché ci conferisce un nuovo status da vivere ogni giorno, in ogni ora
del giorno, coscientemente, contro il nostro falso Io, l’Ego che ci domina e comanda.
“Mio Dio, proteggimi da me stesso” diceva Martinez.
Il nostro problema siamo noi stessi, la nostra mente incontrollata e incontrollabile:
risolto questo, troviamo Dio in noi.
Per conseguire questo, dobbiamo necessariamente dedicarci a una assidua pratica
quotidiana che trasforma la nostra vita, giorno dopo giorno.
L’iniziazione è necessaria perché l’uomo, con la caduta, ha perso il contatto con il
Mondo Divino.
Anche le Chiese, con i Sacramenti, hanno la loro iniziazione; ma le Chiese hanno i
fedeli, noi abbiamo i discepoli ai quali affidare i mezzi per il cammino verso la
Reintegrazione.
Esistono 2 tipi di iniziazione: l’iniziazione reale e l’iniziazione virtuale.
Nell’iniziazione reale, così chiamata perché si incardina in-re (nella cosa), si instaura
un legame indissolubile tra maestro e discepolo, un vero e proprio legame karmico.
Il maestro assume una responsabilità personale per il discepolo: nel cammino
iniziatico una guida è indispensabile per evitare errori e sviamenti.
Il discepolo si affida al maestro con fiducia. Il maestro deve dare senza chiedere nulla
in cambio, però è difficile imparare se si crede di sapere.
Noi trasmettiamo ciò che siamo, non ciò in cui crediamo (da qui una riflessione
sull’importanza della purificazione per il maestro prima di una iniziazione…..).
Nell’iniziazione reale c’è catena eggregorica ininterrotta fra discepolo – maestro –
maestro …. fino ai Maestri Passati che citiamo nella cerimonia d’Iniziazione
(Io….iniziato da…….ti ricevo…..secondo L.C. de Saint Martin e i suoi predecessori
… con il loro permesso, per loro ordine e sotto i loro auspici).
Nell’iniziazione virtuale non c’è legame tra maestro e discepolo, ma c’è una
associazione che accoglie nel suo ambito un nuovo elemento.
Ci sono bolle, riconoscimenti da una associazione all’altra, ma manca il rapporto
diretto fra iniziato e iniziatore che, in carica temporanea, inizia per conto di una
associazione (es: Massoneria).
Abbiamo praticamente perduto il senso dell’iniziazione: l’iniziazione non è uno
spettacolo, né un atto amministrativo, né il ricevimento in un club.
L’iniziazione mira a mettere l’individuo in contatto con la realtà interione e non ci
può essere iniziazione reale senza comprensione.
La proliferazione dei gradi, il formalismo delle strutture e dei rituali racchiudono il
ricercatore in una pura rappresentazione cerimoniale, senza apportargli nulla di reale,
di concreto e così, il ricercatore spera, in cuor suo, che la prossima iniziazione gli
apporti, finalmente, l’esperienza tanto attesa.
In molte iniziazioni, l’ignoranza e il vuoto sono mascherate da un discorso
intellettuale che di ermetico non ha che l’apparenza e la “rivelazione” viene sempre
rinviata e promessa nel grado successivo.
Così le cerimonie si rassomigliano tutte: procedure, testi e simboli sono praticamente
identici e sembrano intercambiabili tra un rituale e un altro.
Solo le sottigliezze intellettuali alimentano l’illusione di una nuova scoperta e fanno
sperare che un giorno, quando la persona sarà migliore e più adeguata all’istituzione,
gli sarà finalmente consegnata la “rivelazione”.
L’iniziazione rituale deve essere concepita, condotta e vissuta come un’apertura
verso nuove dimensioni della vita, della coscienza.
Per ritrovare questo senso dell’iniziazione, bisogna integrare i principali componenti
di essa: iniziatore, rituale, postulante.
L’iniziatore: per tradizione si afferma che è qualificato, (ahimé, quante volte a torto),
solo perché ha ricevuto anch’egli l’iniziazione. Aver ricevuto l’iniziazione non è
sufficiente per renderci idonei a trasmetterla.
L’iniziatore deve averla compresa, sperimentata, essere sempre cosciente di essere
solo un semplice canale della Luce.
Il rituale: dovrebbe focalizzarsi sul rito e non sul cerimoniale. Testi troppo lunghi
agiscono solo sul mentale, mentre dovrebbero agire sullo spirituale.
Il postulante: oltre alle 4 pratiche preliminari per la ascesi (cibo – sonno – sesso –
silenzio), al postulante si richiede equilibrio psichico, flessibilità interiore, volontà,
pratica dell’operatività.
Iniziare qualcuno è una responsabilità anche per l’iniziatore, poiché l’iniziatore passa
all’iniziato strumenti e conoscenze di cui l’iniziato dovrà fare buon uso.
Evitiamo la dispersione nei nostri studi: è difficile, all’inizio, distinguere l’essenziale
dal superfluo, lo speculativo dall’operativo.
Nel campo dell’esoterismo, troppi hanno perso tempo ed energia nello sviluppo di
sistemi sempre più elaborati.
Bisogna saper osservare, meditare, ascoltare, studiare e soprattutto praticare.
Chi tralascia l’operatività non progredisce in questo campo. La ricerca è eroica, è
conquista; non c’è realizzazione senza implicazione dell’individuo, non c’è
realizzazione senza trasformazione interiore di sé. Come disse un nostro Maestro
passato, Stanislao de Guaita, in un suo famoso Discorso iniziatico: “Noi ti abbiamo
incominciato: la parte dei tuoi Iniziatori deve fermarsi qui. Se tu perverrai da te
stesso all’intelligenza degli Arcani, meriterai il titolo di Adepto. Ma ascolta
bene: invano i più saggi Maestri ti rivelerebbero le supreme formule della
scienza e del potere magico, poiché la Verità Occulta non può esser trasmessa in
un discorso, ma ciascuno deve evocarla, crearla e svilupparla in sé.
Tu sei Initiatus: colui che altri hanno messo sulla via. Sforzati di diventare
Adeptus: colui che ha conquistato da sé stesso la Scienza o, in una parola, il
figlio delle proprie opere”.
Tocca a noi metterci in gioco giorno dopo giorno, perché il nostro cammino è
solitario, anche se aiutati dal maestro e dai mezzi messi a disposizione. Nel cammino
verso la Reintegrazione c’è chi è più avanti e c’è chi è più indietro, ma alla fine dei
tempi ci ritroveremo tutti insieme. Allora, chi si trova più avanti, tenda la mano a chi
è attardato e lo aiuti.
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