FISIOLOGIA OCCULTA E LA CABALA
Lo studio che propongo a voi tutti è sicuramente incentrato sul concetto della fisiologia occulta, ma è anche un pretesto per proporre un parallelo con una scienza antica ed affascinante, la Cabalà, con i suoi effetti sia fisiologici sia occulti compresi i pericoli derivanti dalla sua pratica. In questa prima parte farò un breve accenno al lavoro di Steiner, prima di tutto perchè non ho la pretesa di dire qualche cosa di originale di un argomento che l’autore già lo ha affrontato con grande lucidità ed intelletto, poi perchè ovviamente il tempo a mia disposizione è tiranno. Il materiale a cui faccio riferimento è quello delle 8 conferenze tenutesi a Praga tra il 20 ed il 28 marzo del 1911. Quando parliamo di fisiologia umana, pressoché tutti asseriscono le stesse definizioni: La fisiologia umana è la disciplina biologica che studia i fenomeni e i meccanismi associati alle funzioni degli esseri umani, è una scienza integrata che utilizza principi chimico-fisici per spiegare il funzionamento del corpo umano. La fisiologia opera su diversi livelli, occupandosi sia dei meccanismi di base a livello molecolare sia di funzioni di cellule e organi, come pure dell’integrazione delle funzioni d’organo negli organismi complessi. Atlante della fisiologia umana. La definizione occulta è ovviamente quella che più ci interessa: … la fisiologia qui non verrà considerata nel modo in cui viene vista dalla scienza ufficiale, ma come essa si palesa allo sguardo spirituale, muovendo sì dalla conformazione esterna dell’uomo, dalla forma e dalle funzioni dei suoi organi, ma guardando però sempre al fondamento spirituale e soprasensibile degli organi e dei processi vitali”. Rudolf Steiner Nell’introdurre il suo ciclo di conferenze, Steiner è ben conscio della frase – Conosci Te Stesso – e quindi dall’impossibilità già intrinseca di questa affermazione di comprendere e comprendersi se non dopo lunghi anni di studio. Egli esorta ad un rispetto tale e profondo verso l’entità umana che va ben oltre il semplice rispetto di ogni singolo individuo o di se stesso. Otto conferenze effettivamente sono poche per un argomento così vasto, per cui all’interno di queste riunioni, Steiner darà molte “cognizioni preliminari” per giungere a vere e proprie chiarificazioni alla fine delle sue conferenze, per poter penetrare così nella profondità della natura umana. La condizione primaria resta però quella di voler realmente osservare la vita in senso occulto attuabile solo ed unicamente nel rispetto della natura umana. Le fisiologie occulte che ritengo siano più interessanti, per il nostro Convento, (tolto lo studio della milza) si trovano proprio nelle prime conferenze, cioè il cervello il sistema nervoso ed il sangue. IL SANGUE SARA’ IL VERO LEIT- MOTIV DI TUTTA QUESTA RICERCA Per Steiner, la funzionalità apparente di un organo può essere molto diversa dal suo corrispettivo occulto, senza questa nuova visione la vera comprensione ci sfugge. Per Steiner, la vera comprensione della materia è attuabile se si pensa che l’organismo fisico è la manifestazione più alta e significativa delle forze spirituali, anche se per capire questo dobbiamo necessariamente comprendere in profondità il corpo fisico per poter successivamente conoscere quelli spirituali. 1 Al fine del nostro studio occulto-ritualistico, dobbiamo soffermarci sul cervello e sul midollo spinale perchè, dobbiamo prima di tutto renderci conto in quale ambito ci muoviamo in quanto tutto quello che facciamo, proviamo e “sentiamo” si svolge proprio li. Tralasciando le varie teorie su come il cervello ed il midollo spinale si siano evoluti, se essi sono al loro massimo sviluppo o se, invece, hanno ancora un largo margine di progresso fisico occulto; Steiner afferma che il cervello è un’evoluzione del midollo spinale, ma che è quasi impossibile capire dove finisce uno ed incomincia l’altro. Nel cervello, oltre allo stato di veglia, esiste il presupposto di un’attività psichica inconscia immaginabile come un collegamento con il midollo spinale, che è lo strumento della vita del sogno. Si delinea quindi un punto importante: se è pur vero che appena lo stato di veglia cessa nell’addormentarsi, immediatamente si risveglia la parte più antica, quella del midollo spinale ricoperta dal cervello. Il suo modo di agire è particolare, diverso da quello del cervello, come ad esempio quando questo comanda alla mano di ritrarsi in seguito ad una scottatura, ma siccome la mano si trova in un sogno, esso non può produrre azioni perchè è racchiusa dal cervello, di conseguenza il cervello produce immagini. Steiner è convinto che il cervello è una evoluzione e quindi una spiritualizzazione del midollo spinale. Essendo il cervello l’evoluzione del midollo, ed essendo il midollo racchiuso nel primo, il confine dei ruoli tra la veglia e il sonno, tra il cervello e il midollo, sembra non essere poi così netto. Viene così naturale pensare che esistano tutta una serie di “punti intermedi” che intercorrono tra due stadi distinti. Per l’occultista questi “punti” sono un “non confine” prezioso poiché proprio durante questo processo si possono avere riscontri percettivi molto particolari, indispensabili direi, sono quelli che noi (tralasciando la ghiandola pineale, il terzo occhio e via discorrendo) definiamo alterazioni della coscienza una specie di “sonno sveglio”. Certo qualcuno potrebbe obiettare che non c’è necessariamente bisogno di addormentarsi per giungere a certi stati di alterazione di coscienza, posso tranquillamente affermare che anch’io sono pienamente d’accordo su questo. Facciamo quindi un esempio per poter capire questo confine, che è realmente poco marcato, possiamo fare un esempio: “Penso che a molti è capitato di addormentarsi di pomeriggio per una penichella. Cosa succede? Il più delle volte risultano esserci dei piccoli scatti incontrollati del corpo, specialmente dei piedi, questo perchè il passaggio tra veglia e sonno è troppo repentino. Chi è pratico di meditazione sa che può capitare di essere perfettamente svegli ma di avere gli stessi ed identici “scatti”, questo sta ad indicare che il cervello non è in grado, per fortuna nostra, di determinare in maniera così netta il suo ruolo di veglia. È doveroso a questo punto incominciare a fare una piccola introduzione cabalistica: L’altro importante argomento che accomuna la fisiologia occulta con il mio argomento è il sangue, il prodotto più nobile del nostro organismo. 2 Se guardiamo attentamente il grafico del midollo e del cervello di Steiner, noteremo che ha la forma della VAV. Il suo valore ghematrico è 6, ma se espandiamo la lettera VAV, 6 + 1 + 6 si ottiene il valore 13, la tredicesima lettera dell’Alef Beit è la מ ,l’ennesima prova della relazione cabalistica tra le acque inferiori – superiori e la Shin, unite dalla colonna vertebrale, midollo spinale e dalla א. Se però espandiamo ulteriormente la lettera VAV otteniamo: VAV 13 ALEF 111 VAV 13 la somma è 137, la parola che ha la stessa potenza numerica è proprio “Cabala”. A livello fisiologico è inutile fare alcun tipo di accenno, credo non ci sia nessuno che non conosca il ruolo chiave che ha per la nostra sopravvivenza. A livello occulto le cose si differenziano: se prendiamo in considerazione gli organi di senso superiori, notiamo che questi sono importanti organi per l’elaborazione delle impressioni, che ci giungono dall’esterno. Grazie alle impressioni esterne, ed attraverso gli organi di percezione, il sangue, che circola per tutto il corpo, si modifica, modificando così il cuore e tutto il resto del corpo sia fisico sia occulto …. IL MONDO E’ PER COSI’ DIRE TRASPORTATO ALL’INTERNO DELL’ORGANISMO UMANO. Quindi il sangue è un veicolo fondamentale per l’occultista, sia a livello positivo sia negativo, come vedremo meglio in seguito. Esiste poi una relazione molto stretta tra sangue e sistema nervoso, fondamentale per compiere il secondo passaggio alla pratica occulta. Steiner afferma che una forte concentrazione provoca il distacco tra nervi e sangue, siccome il sangue è lo strumento del nostro io, solo con una grande concentrazione di sentimenti e pensieri lo si può distaccare “il risultato è come essere un estraneo – parole di Steiner – nella propria entità personale non ci si deve più rivolgere con: “Questo sono io, ma questo sei tu”. Da questa affermazione troviamo un primo importante riscontro anche con la Cabalà, con la ricerca del ricevimento della Profezia. Questa forma può essere raggiunta con due strade diverse, quella meditativa (permutazioni, canti, posizione corporee ecc…) e quella pratica cioè la Maase’ Cabalà. Della Maase’ Cabalà parleremo diffusamente più avanti. Dunque, Steiner afferma che se volgiamo raggiungere questa meta, dobbiamo distaccare il sangue dai nervi in modo che si tronchino tutte e informazioni che arrivano dall’esterno che ci modificano in maniera occulta. Questo distaccamento si attua principalmente lungo tutte le terminazioni nervose che partono dal cervelletto fin giù per tutta la spina dorsale. Questo è stato detto nel 1911. Nella seconda meta del 1200 Abulafia diceva la stessa ed identica cosa. Abulafia, nei gradi più avanzati dei suoi insegnamenti, istruiva i suoi allievi ad una tecnica molto particolare, egli affermava che la concentrazione più profonda che si possa raggiungere, è possibile solo quando si è focalizzata l’attenzione a qualche centimetro fuori dalla cervicale. Esistono altre tecniche per la discesa della Profezia: • Lo studioso doveva con le due mani descrivere un cerchio obliquo lungo la testa, così: ……. atto a risvegliare i tre centri più assopiti e più importanti: cervicale, pineale e frontale. • Fare un massaggio con le proprie mani lungo tutta la spina dorsale, questo favorisce il risveglio della Vav e tutta la parte della colonna vertebrale • Cercare di sperimentare lo stato “AIN”, la nullificazione, concetto questo difficilmente comprensibile se non si ha avuto la possibilità di provarlo, in estrema sintesi significa non provare più nulla nè gioia nè dolore, serenità, pace, odio …. nulla. Questo in un primo momento potrebbe spaventare, poiché si può credere di aver perso i propri sentimenti, ma come è logico pensare, sono soltanto stati d’animo molto rari e sicuramente di breve durata. È abbastanza evidente che Steiner conferma quello che 800 anni prima era stato accettato e usato, ovviamente non da tutti, ma sicuramente conosciuto. Il sangue è comunque sempre legato a Ghevurà, alla Forza, al Giudizio. Esiste una categoria di Ghevurot che sono quelle della Vita, com’è d’esempio il sangue, ma su di esso è stato scritto: הנפש הו הדם כי ki ha-dam hu ha-nefesh, “poichè il sangue è l’anima”, cioè, esso è la parte essenziale della vitalità presente in tutto il corpo. Il termine דם significa sangue ed ha il valore ghematrico di 44, che è la stessa potenza numerica della parola אלזבד) Elzavad) che vuol dire Dono di D”o. 3 È anche detto che il sangue riassume il nome di אדם ,in quanto א stà nel sangue דם e qunado parliamo di א intendiamo sempre il Nome Elohim. Il fluido chiamato “sangue” è anche la potenza dell’immaginazione”, che è la fonte della profezia. Steiner inoltre ci spiega che uno degli effetti è quello dell’essere estraneo nel proprio corpo, come se questi due aspetti istantaneamente si fossero separati. Una cosa analoga la troviamo anche nella Torah, nella profezia di Ezechiele capitolo I. Tutto ad un tratto il profeta, senza girarsi, vede tutte e quattro le facce delle Chaiot (Cap.1:10) questa modalità di vedere è ben descritta dal rabbino Kaplan il quale afferma che lo stato di profezia porta l’uomo a sperimentare la vista a 360° gradi. Premesso quindi che per Steiner il sangue è la base delle nostre modificazioni interiori che agiscono su un terreno di gioco di un “non luogo” come il midollo – cervello, il sangue si modifica esteriormente con i nostri organi di senso come la vista, ed interiormente soprattutto grazie alla milza, l’organo che più di tutti modifica il nostro “Io” nel nostro corpo interiore. Possiamo a questo punto iniziare a fare un parallelo tra il cervello, il sangue (cuore-apparato circolatorio) e lo stomaco con tutto l’apparato. Cabalisticamente parlando se mettiamo in relazione i sentimenti il cervello e lo stomaco, non possiamo fare altro che parlare delle tre lettere matrici: la מ א ש. Queste tre lettere di cui ho fornito una parziale spiegazione cabalistica, troveranno successivamente conferme più ampie. Prima di tutto, perchè cercare un parallelo tra la cabala pratica e la fisiologia occulta? Secondo me perchè è indispensabile ricontestualizzare vecchi concetti di 1000/1200 anni il più delle volte criptici e celati sotto una coltre di misticismo, non più interpretabili ai giorni nostri, riportarli su un piano culturale più attuale evitando così il rischio di anacronismo. Poi ancora, cosa sperava di ottenere il cabalista da un rito di Maase’ Cabalà? La ricezione della Profezia. Tutto quello che la tradizione ebraica ci ha tramandato, è finalizzato alla Profezia che non è necessariamente solo la profezia dei profeti del Tanach, ma la capacità di Benedire o guarire anche solo con la parola, agire per il bene senza più bisogno di cerchi operatori rituali più o meno complicati, bacchette magiche ecc… ecc… Solo la parola diventa il veicolo del miracolo, senza l’aiuto di nessun altro mezzo. Ma per fare questo, dobbiamo essere sicuri di non correre rischi in quanto, se solo le impressioni esterne modificano il sangue, cosa può succedere al sangue durante un rito? FISIOLOGIA OCCULTA DEL CORPO DURANTE I RITUALI EBRAICI Nella mia pur breve vita di martinista, ho avuto la fortuna di poter visionare e studiare molti antichi riti di cabala operativa e questo mi ha dato la possibilità di capire meglio la loro struttura. Come ben sapete, nella storia dell’occultismo occidentale, ogni gruppo esoterico più o meno organizzato, alla parte “teorica” affiancava ed affianca tuttora uno spazio riservato alla disciplina pratica, che nella quasi totalità delle volte è di derivazione ebraica come le lettere, i Nomi, i sigilli, ecc… ecc… Nessuno di questi gruppi però può vantare una perfetta conoscenza della cabala pratica, primo per l’impossibilità di proporre riti completamente kasher, per la difficoltà della conoscenza della lingua come pure della fonetica, secondo perchè le yeshiva, per tradizione sono sempre state molto chiuse nei confronti dei gentili con la conseguente impossibilità di reperire rituali se non in piccoli frammenti bibliografici. Di conseguenza le scuole esoteriche occidentali hanno ibridizzato pratiche tradizionali ebraiche con altri insegnamenti. Non voglio con questo dire che se i rituali non sono kasher al 100% non sono validi o “funzionanti”, dico solo che analizzandoli tradotti in italiano, si ha la possibilità di capire con più 4 precisione cosa gli Tzadikim hanno insegnato e cosa cercavano con i rituali di modificare nel corpo occulto proprio e dei propri talmidim. Come è facile intuire, nelle pratiche rituali, il corpo umano è soggetto ad uno stress fisico ed emotivo molto forte. Questo stress fisico lo si intuisce perchè ai primi approcci di alcune esperienze, meditative o pratiche, capita di avere sensazioni molto forti che non si ripetono, o comunque si attenuano moltissimo nelle successive esperienze, a chi per esempio è capitato di sperimentare le potenzialità sciamaniche delle “moqui balls”, avrà notato che la prima volta che ha preso in mano queste sfere avrà avvertito delle sensazioni molto forti che non si sono più manifestate le successive volte. Questo non vuol dire che queste sfere metalliche funzionino solo la prima volta ma che il corpo si è adattato alle frequenze di questi oggetti. Questo piccolo esempio è solo per dire che il corpo, che noi lo sentiamo oppure no, reagisce, si adatta per entrare in equilibrio con la nuova esperienza che si è appena apprestato a vivere, in poche parole il corpo occulto e quello fisico cercano di ritrovare un equilibrio a questa nuova esperienza. Il praticante quindi non può permettersi di affrontare un rituale difficile, se prima nel suo percorso iniziatico non ha superato prove più adatte al proprio livello spirituale, (ricordo qui le meditazioni di Sedir dei 28 giorni, proprio sul non avere fretta). Steiner stesso afferma … [che gli aspetti esteriori (fisici) dovrebbero elevarsi sempre più in alto fino a giungere in quelli interiori]… quindi le modificazioni occulte partono proprio dal livello fisico. Trasportato sul nostro piano, viene naturale pensare che ci sia bisogno, per una sicura operatività teurgica, di “purificare la Luna” con regole di astensione ai più comuni vizi che la società moderna purtroppo ci impone. Anche nei rituali ebraici il concetto di base non cambia, ma in questo caso le pratiche sono più complesse ed anche più difficili da attuare, perchè se è richiesta una specifica e profonda preparazione spirituale e fisica per eseguire il rito, con il divieto tassativo, senza alcuna eccezione, di astinenza sessuale, proprio come nella nostra via iniziatica, è anche vero che l’ebreo deve seguire in maniera scrupolosa le regole dell’alimentazione kasher, (Di Segni – regole di alimentazione ebraica – Caucci edizioni) La preparazione culmina successivamente con il Mikvè, straordinario metodo di purificazione fino ad ora ineguagliato. Questo rito di immersione si perde nella notte dei tempi. A rimarcare la sacralità del gesto è direttamente il Tanach e lo possiamo leggere nella consacrazione di Aronne e dei suoi figli come kohanìm, cioè come sacerdoti designati al servizio del Tabernacolo ove, nel deserto, erano custodite le tavole della Legge (Esodo 29°, 4; 40°, 12, Levitico 8°, 6). Per ovvie ragioni di tempo non esporrò le regole per una perfetta immersione nel Mikvè, però è importante aver citato questo rituale in quanto anche in questo caso, le analogie con le tre Matrici e il corpo occulto sono molto forti. Attraverso i fluidi, il corpo occulto e fisico entrano in comunicazione e si modificano, (proprio attraverso le impressioni citate prima). La spiegazione è certamente ascrivibile alla parola Shamaim (cieli), essi sono composti di fuoco ed acqua perche’ Shamaim (cieli) = Maim (acqua) più ech (fuoco) queste tre relazioni si inseriscono perfettamente con le tre lettere matrici la Shin = Esh, la Maim = Mem e l’insieme di questi due danno formano Shamaim il cielo, l’aria = Alef. Unendo le spiegazioni di Steiner sul cervello e sui fluidi, uniti ai fluidi del Mikvè, notiamo che anche in questo caso vengono coinvolte le tre lettere Matrici מ א ש ,rispettivamente il cervello, il cuore e lo stomaco. In poche parole, la מ א ש sono la chiave occulta della Maase’ Cabalà, più ancora delle altre lettere ebraiche? Più ancora dei riti e delle invocazioni? Più proseguivo ed approfondivo questo studio più mi convincevo che senza le Matrici, in cabala nulla si può fare, tanto meno senza pericolo, la ghematria parla chiaro e qui le corrispondenze sono davvero tantissime. 5 Mi sembra doveroso ora dare un accenno alle tre lettere Matrici. ש La Shin rispetta tutte le caratteristiche di una lettera legata alla testa e all’elemento fuoco, alla forza della dinamicità unita all’intelligenza. Cambiamento e testa sono il sinonimo di EVOLUZIONE e questa deve per forza incominciare dal pensiero e dalla propria convinzione, non a caso l’inizio del mese in ebraico significa “testa nuova” come pure il mese di Nissan, primo mese dell’anno, è il segno astrologico che governa la testa umana e l’elemento fuoco. Shin vuol dire anche ripetizione, il che entra per l’ennesima volta in scena una contraddizione o per meglio dire un paradosso. Oramai la cabala ci ha insegnato che questi paradossi danno comunque un profondo insegnamento: per far sì che si possa apprendere appieno un insegnamento e quindi un cambiamento, esso ha bisogno di una continua ripetizione in modo da essere perfettamente assimilata. Anatomicamente parlando inoltre, la ripetizione è appannaggio dell’emisfero sinistro del cervello, mentre il cambiamento fa parte dell’emisfero destro. Questi due modi di agire sono armonizzati da un polo centrale che i cabalisti indicano con la terza estremità della lettera Shin. 300 è anche la parola Kiper che vuol dire rimettere i peccati, espiare, di cui deriva la parola Kippur la festa dell’espiazione, la più importante delle festività ebraiche. 300 la parola Pakhar che vuol dire distruggere. 300 la parola Tzir che vuol dire messaggero. 300. RUACH ELOHIM = SPIRITO DI DIO אלהים רוח Ma troviamo anche una frase importante ורוח א-להים מרחפת על פני המים Veruach Elohim merachefet al pnei hamaim” “ e lo Spirito di Dio aleggia sulla superficie delle acque” Si può spiegare questa frase anche dal concetto stesso di Shamaim. Questa parola, se permutata da tre significati diversi: Solleva l’acqua La c’è acqua Fuoco ed acqua La contraddizione a questa affermazione è duplice in quanto, fuoco e acqua sono in antitesi e poi perché nel Sefer Yietzirà, il Fuoco è connesso alla dimensione Cielo e non Acqua che tra l’altro ha a che fare con la lettera Mem e le sue Acque superiori e inferiori. Ma la contraddizione come sempre è apparente in quanto all’inizio del Sefer Yietzirà troviamo scritto … quattro: fuoco dall’acqua il che vuol dire che nella sua genesi, il fuoco deriva dalla forma suprema dell’Acqua. Arizal inoltre insegna che la parola AMAR = Disse, legata alla volontà di D”o, sono le iniziali di tre parole: luce, acqua e firmamento. Inoltre notiamo che la parola Shamaim di fatto è plurale, ma per noi occidentali è chiaramente singolare ha fatto nascere tradizioni diverse, una delle quali la consapevolezza dell’esistenza non di 6 un solo cielo, ma di diversi (descritti già nel Talmud). Questi sette cieli, sono ovviamente una scala di elevazione spirituale e sono legate alle sette lettere doppie. א La simbologia della Alef indica i livelli più alti, il libro della Formazione, afferma che l’Alef dimora nel cuore, cioè nel luogo dell’intelligenza non intellettuale ma spirituale, il luogo dove i livelli più alti e quelli più bassi si incontrano, il luogo dove i sentimenti e le emozioni si incontrano e si “positivizzano”. L’Alef è la lettera che è in “mezzo”, tra il fuoco e l’acqua, essa è, come afferma il Sefer Yetzirà, l’ago della decisione che si piega tra loro. Come amano dire i cabalisti, l’insegnamento è come la Bilancia, una forma di crescita interiore che non deve mai essere sbilanciata troppo da una parte né troppo dall’altra, ma il fatto di spostarsi in continuazione, provoca un arricchimento ed una varietà di carattere all’interno dell’uomo. Antropologicamente parlando, le tre lettere sono associate a tre parti fondamentali del corpo, ma qui troviamo l’Alef che, invece di governare la testa, si “abbassa” per poter riequilibrare l’eterno conflitto tra il fuoco e l’acqua. L’intelligenza di cui abbiamo a che fare, è quella affettiva, in questo luogo, essa può in maniera armoniosa spostarsi verso pensieri elevati ma anche verso le emozioni inferiori. La cartina di tornasole di questa affermazione l’abbiamo proprio con l’Albero della vita, in quanto risiedendo nel pilastro centrale essa arriva più in alto degli altri due pilastri, a significare che anche se in apparenza non è il primo, la realtà è il più importante. מ La Mem è la tredicesima lettera dall’Alef Beit ed il 13 è il numero dell’Unità (Echad), quindi l’elemento acqua a lui associato, è un elemento di unificazione, in poche parole è la sua capacità di unire parti differenti. Ma per fare ciò bisogna eliminare tutto quello che può impedire l’unificazione. Nel Sefer Yetzirà, la terra è un elemento in cui agiscono tutti gli altri elementi, ma in particolar modo, la terra è unita all’acqua al punto che è considerata Acqua Solidificata. In altre parole, le emozioni dell’Acqua, non debbono rimare mere fantasie, ma debbono riuscire a concretizzarsi e salire in superficie, bisogna cioè fare in modo che i progetti diventino terra. La terra è considerata anche l’ultimo grado della scala della creazione, essa regna in Malkut pur se divìsa in due parti, terra e mare. La prima è la qualità rivelata, la seconda quella celata interiore, inconscia. Interrogandoci sul legame tra Sapienza e Silenzio, inevitabilmente ci interroghiamo sulla lettera Mem, e sulla differenza tra Fontana Aperta e Fontana Chiusa. Mem significa anche Silenzio, o come definito dal Sefer Yetzirà, Mem Domemet = la Mem è silenziosa. Nello specifico, quando parliamo di Silenzio, abbiamo a che fare con la Fontana Aperta, che fa parte delle Acque Superiori, la cui origine è Divina. Non dobbiamo però incorrere nell’errore di pensare che per il fatto che sia “aperta”, sia più facile da raggiungere: il carattere delle Acque Superiori sono per l’essere umano illuminanti, ma per far ciò, proprio per via del suo stato di “grazia” il suo raggiungimento non può essere accessibile a tutti. Essa, infatti, non è immediatamente accessibile, c’è bisogno di una condizione di silenzio, sia interno sia estremo per poter accedere a quel livello di coscienza che porta alla Sapienza. Per accedere però a questi straordinari stati di coscienza, è necessario che l’elemento fuoco (Shin) sia dominato definitivamente in modo da poter scendere nel cuore e dominare le Acque Superiori. La fontana aperta, corrisponde alle acque superiori, il luogo dove l’origine Divina è sempre manifesta, mentre nella fontana sigillata, risiedono le acque inferiori esse risiedono nel ventre, nei centri della natura umana e vegetale. Qui sembra di assistere ad un paradosso, in quanto lo sgorgare della fontana aperta può sembrare che sia più facile da raggiungere, e pertanto godere degli istinti 7 non solo positivi ma anche quelli più vicini all’essere umano come quelli primordiali oppure l’ira, l’irritazione ecc… piuttosto che la chiusura e quindi l’ipotetica difficoltà di accedere alla fontana sigillata con la gioia del raggiungimento della sapienza. In realtà il discorso è completamente diverso, nella fontana chiusa nascosta da tutto, persino da noi stessi, si cela la Sapienza sigillata che è di un’importanza fondamentale ancora più dell’esperienza straordinaria che potremmo avere una volta goduto della fontana aperta. L’apertura della Sapienza sigillata, comporta uno sconvolgimento spirituale a chi riesce ad aprirla troppo repentinamente, tanto da cambiare radicalmente e repentinamente il corso della sua vita, mentre l’azione della fontana aperta è più lenta e più graduale. È importante ora fare dei ragionamenti ghematrici per supportare tutto quello che ho detto prima, sulla validità delle lettere Madri per indurci così alla consapevolezza che queste abbiano un ruolo fondamentale all’interno della Maase’ Cabalà. Se sommiamo le potenze numeriche delle tre Madri, otteniamo il numero 341. Le parole che in ebraico hanno lo stesso valore sono le seguenti. מקרא Mikrà Convocazione sacra, assemblea, convocazione di insieme מצורה Metzurà Recinto, bastione, fortezza שלוה Shalvà Benessere, pace, tranquillità (tehellim 122 : 7) רפאני Rafa’eni Guariscimi (tehillim 6 : 2) אברהם מגנ Maghen Avraham Scudo d’Abramo. ( Ha Shem ) מרוצה Merutzeh Felice ——————- —————– ——————— ——————- אמש Emesh La scorsa notte Il termine Emesh è l’insieme delle tre lettere Madri, Alef, Mem, Shin, e il suo significato è “La scorsa notte”, il che fa da riferimento ad una storia della Torah (Genesi 19) dichiaratamente incestuosa. Questo termine acquista quindi in apparenza un ruolo negativo, ma in realtà esso gioca un ruolo molto importante nella storia ebraica, in quanto proprio nell’atto dell’incesto, sarà data alla luce la linea genetica del futuro Messia. Questa esperienza ci porta a considerare che, lo Spirito Divino ci guida in azioni che in appartenenza possono sembrare contraddittorie, negative, ma in realtà non lo sono, MA ATTENZIONE però che essa non sia una scusa per abbandonarci ai nostri istinti più bassi, in quanto la punizione non tarderebbe ad arrivare. ——————- —————- ————— A questo punto non è difficile capire che se il praticante non ha ben capito, o sottovalutato l’aspetto fondamentale della preparazione intellettuale e pratica, che include inderogabilmente uno studio sincero ed incondizionato del Alef-Beit, in particolar modo delle lettere matrici, oltre che la giusta preparazione alla purificazione, rischia di incorrere in gravi problemi che io ho chiamato PATOLOGIE OCCULTE. Quali possono essere queste patologie, a cosa si va incontro? Il numero 341 ci spiega molto chiaramente i rischi. La mancata preparazione porta alla negazione di questo numero, non esisterebbe più la guarigione, quindi aumenterebbe notevolmente il rischio di malattia, non ci sarebbe più il 8 benessere, non ci sarebbe più sicurezza durante le operazioni, ma soprattutto la convocazione sacra nella sua negazione diventerebbe una convocazione del tutto insicura e pericolosa. La negazione, il NON che in ebraico si dice LO לא lamend-alef porta il numero 31, e se notate bene manca il quaternario in mezzo al 3 4 1, questo ci da un’altra conferma che se non seguiamo la VERITA’, la strada tracciata da D”o, Egli ci nega il suo volto e non ci protegge più, perchè la via Regale dell’Albero della Vita, verrebbe a mancare del giusto equilibrio tra le due forze opposte! A conferma di questo, della stessa potenza numerica di 31, troviamo anche nelle seguenti parole: אשם Asham Offesa, trasgressione, colpa. (nella negazione delle tre Matrici) ובזוי Uvzùi Disprezzato הכו Hakav Perquotere כדבה Kedab Mentire כוה Koh Bruciare, marchio. Queste parole si commentano da sole, lascio a chi lo desidera, di trovare una personale risposta al numero 31. Soffermiamoci ora sulle patologie occulte, come si manifestano sul nostro piano fisico? Come abbiamo detto in precedenza, Steiner afferma che le impressioni esterne modificano il sangue, di conseguenza modificano il nostro corpo sia fisico che occulto. Le patologie occulte quindi sono veicolate dal sangue che, alterato in maniera positiva o negativa, (dipende dai fattori elencati poco fa) durante i riti della Maase’ Cabalà, manifesterà la sua purezza o no, con risultati visibili in un determinato periodo di tempo che può variare da persona a persona. La manifestazione patologica occulta può sfociare in queste problematiche: • Spirituale: perdita della realtà, fa parte di tutta una serie di manifestazioni che non sono una vera rivelazione, ma semplicemente il frutto di un’alterazione della propria percezione, in poche parole, lo sfortunato avrà a che fare con manifestazioni e dialoghi del tutto immaginari, creati nella propria testa. • Fisico: l’alterazione fisica occulta deteriora il fisico, siccome il sangue non è più protetto esso deteriorerà anche il sistema cardiocircolatorio con sicuri problemi cardiaci, vascolari e in alcuni casi anche sessuali. LEV in ebraico vale 32, lo stesso valore numerico dei 32 sentieri delle Sefirot, ma 32 è anche il numero della parola יחיד Iachid? DISPERATO, INFELICE. Quindi sincerità verso se stessi, ma soprattutto la ricerca della verità deve essere la parola “chiave”, la più importante se si vuole intraprendere questo meraviglioso viaggio. Verità, EMET analizziamo questa parola con i numeri e scopriamo che: אמת י ו י א la alef è l’unione di due Yod ed una Vav quindi 10 + 10 + 6 ו כ מ la mem è l’insieme di una Caf e una Vav quindi 20 + 6 ו ר ת la tav è l’insieme di una Resh e una Vav al contrario quindi togliendo lo zero, il risultato ritorna ad essere 26. אמת è per eccellenza la parola che più di altre contiene il Nome יהוה 9 Se vogliamo, però entrare ancora di più nell’esoterismo ghematrico delle tre Lettere Madri, possiamo fare un calcolo simile a quello che abbiamo appena fatto per la Emet. Troviamo quindi che א vale 26, מ vale 26 e la ש vale 48. Il loro valore è pari a 100. La lettera ebraica corrispondente al numero 100 è la Kof ק. La ק è una lettera di straordinaria importanza, per la sua particolare forma che si estende verso il basso viene anche chiamata “la gamba che si abbassa” o “gamba abbassata”. È la lettera che ci insegna che non si può essere dei veri maestri, dei saggi o Tzadikim se prima non si sono affrontate prove incerte, a volte anche pericolose. Il compito della ק è quindi quello di scendere negli inferi e liberare le scintille di santità cadute dopo la rottura dei Recipienti (Tzimtzum – Luria). Giacobbe, lottando con l’angelo, abbassa la gamba per poi essere iniziato con il Nome di Israel, anche se resterà zoppo per tutta la vita. Per la sua caratteristica, quella di abbassare la gamba, essa non è del tutto santa poiche con la ק incomincia la parola Qlipot, ma con la קincominica anche la parola קדוש Qadosh = Santo. La ק è formata da una כ e da una ו ,la cui somma ha come valore ghematrico 26, mentre il suo valore numerico è 100, ma 100 è anche il quadrato di 10, nella Kabalà il quadrato è inteso come la somma della manifestazione di tutte le qualità già insite nella base. La ק come del resto tutte le lettere, le loro prove e rettificazioni, rappresentano la tappa della crescita umana, le sue difficoltà le sue gioie e i suoi dolori. In particolare, questa lettera ha il senso del riso, del ridere. Anche se in apparenza può non avere una grande importanza per il nostro studio di Maase’ Cabalà, questo è errato poichè non ci si può accostare a pratiche di questo genere con il cuore triste, vi ricordate il numero 341 שלוה Shalvà benessere, quindi il benessere è uno stato d’animo essenziale per ogni tipo di pratica. Rabbi Nacham afferma: “Per quanto lo stato d’animo sia contrito e negativo, bisogna sforzarsi di uscire da questo negatività poichè ciò potrebbe agire a guisa di ruota inerziale, spingendo la persona a ripetere gli stessi errori”. Per finire, se chiudo gli occhi e penso alla ק ,la prima immagine che mi viene in mente è un orecchio, certo il senso del mese di Adar è il riso, però questa consapevolezza di essere una lettera in grado di ascendere alla Hey, potrebbe avverarsi solo se “sentisse” la parola di Dio, in quanto il sentire non è inteso come ascoltare, ma il percepire. Se vogliamo riuscire in questo cammino dobbiamo acquisire: La purezza delle acque inferiori e superiori della Mem e l’energia esplosiva della Shin, equilibrate proprio dalla Alef. La straordinaria caratteristica della Cabalà sta proprio nel fatto che le rivelazioni ghematriche ed occulte che scopriamo (non senza fatica) possono essere lette su piani molto differenti. Fino ad ora ho elencato le ghematrie più importanti per un corretto approccio alla Maase’ Cabalà, ma questo non significa che il valore di questi numeri non possono essere portati su un piano martinista, in quanto la vita del martinista si basa sulla ricerca interiore e rituale nella sua capacità di convocare (Mikrà) oltre che nella ricerca di un sempre più perfetto stato di purificazione tale da essere sempre protetto (Metzurà) e di gioire (casomai si fosse premiati) della visione dei “passi” tanto a lungo inseguiti. 1 Detto questo, esorto tutti i fratelli e sorelle che hanno intenzione di intraprendere questa straordinaria strada di conoscenza attraverso la Maase’ Cabalà a uno studio approfondito dell’AlefBeit, del Sefer Yetzirà e in particolar modo delle tre Matrici. Amenat 08/10/2010 1