EGGREGORI DI ALDEBARAN – CONVENTO DI SAN LEO 1969
Sugli Eggregori e sulle Catene Occulte
(temi ed appunti dal III° Convento dei Superiori Incogniti – San Leo 1969)
A L D E B A R AN
SUGLI EGGREGORI IN GENERALE
E SU QUELLO MARTINISTA IN PARTICOLARE
Prima di prendere in esame questo argomento, ho riflettuto a lungo: la questione presenta motivi che lasciano perplesso colui che deve decidere, sulla base delle esperienze personali e degli insegnamenti ricevuti, se si debbano o meno affrontare, in via operativa – anche se elementare – forze poco conosciute che possono creare situazioni abnormi e possono indirizzare verso vie che portano alla controiniziazione. Tuttavia, poiché le nostre cerimonie sono rituali e ogni Rito comporta azioni che determinano la creazione di frequenze e poiché un lavoro di catena o di gruppo o di più gruppi contemporaneamente sarebbe opportuno fosse compiuto nei vari gradi, mi sono deciso ad affrontare questo argomento. Che cosa è un Eggregore ?
La parola viene dal greco ed indica un “insieme”, un “gruppo” di persone legate da sentimenti, ideali, usi e costumi comuni. Una famiglia è già un potente Eggregore; un Ordine basato su regole ben determinate, dottrine precise seguite da tutti i suoi componenti, regole, credenze, fedi ecc. è un Eggregore possente.
Così come esistono Eggregori che chiameremo fisici (formati cioè da uomini o da esseri viventi), esistono Eggregori spirituali che generalmente derivano da Eggregori fisici. E come esistono Eggregori fisici che professano idee, usi, costumi ritenuti buoni, morali, altruistici, sociali, di elevazione spirituale, di avvicinamento al Creatore, ed altri che seguono indirizzi opposti, esistono Eggregori spirituali “buoni” o “cattivi”, “positivi” o “negativi” a seconda del punto di vista dal quale si osservano.
Ogni Eggregore fisico produce quindi, con le sue azioni, forze invisibili quando di carattere magnetico, quando di carattere elettrico, quando di carattere vitale, che sono gli Eggregori spirituali prodotti dagli Eggregori fisici. Ad esempio, una folla di fedeli in preghiera è un Eggregore fisico: la sua azione – naturalmente tanto più efficace quanto più sentita 1a preghiera, e tanto più ancora se la preghiera è per tutti una e se è guidata, convogliata da chi ne ha i poteri, verso un determinato obiettivo, produce l’Eggregore spirituale.
Altro esempio: Un campo di battaglia, dove nella lotta a corpo a corpo o all’arma bianca ognuno dei partecipanti dimentica ogni suo ideale, ogni sua ragion d’essere, nel desiderio di uccidere l’avversario o, almeno, di salvare la propria vita spegnendo quella altrui, è un Eggregore fisico. L’azione produce un campo magnetico, o elettromagnetico, o addirittura “vitale” che lentamente si distacca dal piano fisico che lo genera ( sotto forma di vibrazioni con una certa frequenza ) e forma un Eggregore spirituale con caratteristiche di odio, egoismo e di volontà nefasta.
Mi limito a questi due esempi rilevando, poi, che per comporre un Eggregore fisico capace di produrre un Eggregore spirituale possono bastare anche due persone mentre non c’è alcun limite al loro numero. Tanto più forte è la personalità dei partecipanti all’Eggregore fisico e tanto maggiori sono i poteri di chi lo dirige, tanto più forte risulta l’Eggregore spirituale che se ne distacca ad onde continue, una dietro l’altra, finché l’azione perdura. In proposito consiglio per una più approfondita disamina dell’argomento quanto dice Aurifer (Roberto Ambelain ) nel suo “Gli Eggregori”, riportato da Nebo S.I.I. nel “Libro dell’Iniziato” alle pag. 17, 18, 20, 21 (la 19 manca per errore di numerazione). Pur non essendo d’accordo su tutto quello che l’Ambelain dice in proposito, mi pare che il suo saggio sia tra i più completi ed eloquenti finora scritti sull’argomento. Tenterò, qui, di illustrare quanto si riferisce alla creazione ed al comportamento degli Eggregori spirituali secondo quanto risulta dalle mie esperienze e dagli insegnamenti ricevuti. – Gran parte di quanto si riferisce agli Eggregori si richiama alla teoria dello “spazio” considerato come una serie di “campi intensivi” saturi d’energie sconosciute, “vive”, per cui l’idea dello spazio può confondersi con quella dell’“etere vitale” (il Mana), sostanza impalpabile, invisibile e non percettibile che tuttavia è onnipresente e si insinua ovunque, (più psichica che fisica), distribuita con una maggiore o minore“densità”, (ovvio che tutti i termini qui usati sono soltanto mezzi presi a prestito dalla lingua per esprimersi e non per definire) tanto che un posto o l’altro può esser più favorevole per un determinato vizio o una determinata virtù. In altre parole, questa “sostanza” frutto di vibrazioni, che si può anche concepire come “luce” , si trova distribuita ovunque ma non nella stessa quantità e non con la stessa “densità” o potenza. Ne consegue che può essere, più o meno influenzata, potenziata o diminuita, finanche debellata. (Terre e città sante; luoghi magici che si potenziano con determinati riti o solo con il visitarli; o che si debellano anche con un solo “sacrilegio” che provoca la disgregazione della “sostanza”).
Tradizionalmente, quindi, lo spazio è uno spazio quasi metafisico, vivente, magico, oppure magnetico o elettromagnetico, dove ogni gesto fatto, ogni segno tracciato, ogni parola pronunciata, ogni “operazione” compiuta, hanno un senso assoluto, incancellabile, decisivo, positivo o negativo.
Qui entra in grado un fattore essenziale. E’ quello della razza o della stirpe, o del grado nella razza e nella stirpe. E’ per questo che negli Ordini costituiti ( che sostituiscono la razza o 1a stirpe ) la scelta di coloro che vi apparterranno deve essere accurata. Le differenze di razza o di stirpe sono annullate con l’Iniziazione o la conquista di un grado. Chi appartiene ad un Ordine Iniziatico – se veramente è stato e non ha prevaricato – appartiene ad una sola ed unica razza, anzi, meglio ad una sola ed unica stirpe. L’ammissione all’Ordine attraverso il Rito iniziatico é una nuova nascita in un unica stirpe: la conquista di un grado nell’Ordine è l’affinamento della stirpe e il suo ricongiungimento ai Mani di quella stirpe. Perciò, in ogni grado c’è un Rito. Non dimenticatelo mai.
Come è facile intuire da queste brevissime e sommarie indicazioni è molto facile commettere un errore o provocare reazioni diverse da quelle prefissesi. Ed è altrettanto facile “disgregare” commettendo un sacrilegio.
Per questo nei Riti iniziatori, quando l’Iniziazione tenta di ottenere la concentrazione delle “influenze” (Eggregori) benefiche e propizie al fine di acquistarle (possedere cioè la loro “Gloria”) per poterle in parte trasferire con i suoi gesti e le sue parole sul postulante, il N.V.O. suggerisce (ed ha sempre preferito) l’Iniziazione diretta, individuale, a quella in gruppo. Un solo gesto sbagliato da parte di uno dei partecipanti al Rito, una sola parola in più detta dall’Iniziatore o dal suo assistente (parola che appartenga a cerimonia di grado più elevato o ad altro Rito, o addirittura estranea al Rito, se non ad esso contraria) può render tutto vano ed anche pericoloso. Perché il Rito è azione. Non è possibile in cenni come questi, dare un’esatta spiegazione del comportamento degli Eggregori. Ma, ricordando il detto: “Il modo superiore è mosso da quello inferiore, e questo da quello” (Cfr. “Tavola di smeraldo” e “Tavola di rubino”) si deve tenere presente che qualsiasi energia di qualunque specie o carattere, è generata e vincolata da e ad una frequenza e questa ad una ampiezza.
In proposito va detto quanto segue:
- a) La frequenza di un’energia è rappresentata dal numero di vibrazioni, nell’unità di tempo, della materia o della sostanza che la energia compone. Se la sostanza o la materia, fossero prive di frequenza, l’energia esisterebbe soltanto in potenza.
- La frequenza di un Eggregore spirituale è data dalla composizione (somma algebrica) del-le frequenze dei vari partecipanti all’Eggregore fisico in azione (Atto). Se l’Eggregore fisico è in riposo, le sue vibrazioni producono un “campo eggregorico” che si dilata intorno all’Eggregore fisico ma che non si stacca da lui. Tale campo ha azione diretta sui corpi viventi che si introducono in lui ma questi corpi se nutriti di principi contrari possono anche diminuirne la potenza. Quando l’Eggregore fisico entra in azione (dirige, in altre parole, la sua potenza verso un determinato scopo, con il Rito, passando dallo stato di potenza all’atto) il campo eggregorico entra in frequenza e si stacca dal corpo che lo genera in treni d’onda che si propagano e che si sommano gli uni agli altri fino a costituire l’Eggregore spirituale, vivo fino a quando la frequenza datagli non si spegne lentamente per mancanza d’impulsi.
- La frequenza ha punte massime di ampiezza in un senso e nell’altro.
- La frequenza è tanto più elevata, e di conseguenza l’Eggregore spirituale tanto più compatto, quanto maggiore è la sincronia dei componenti l’Eggregore fisico.
- a) L’ampiezza è data dal raggio d’azione del campo eggregorico ed è tanto maggiore quanto maggiore è la compattezza dell’Eggregore fisico.
- L’ampiezza tende a diminuire (ovverosia si smorza) mano a mano che l’Eggregore spirituale si allontana da quello fisico che lo ha generato.
Tenendo presenti queste indicazioni, si può pensare che un Eggregore, una volta nello “spazio”, abbia una forma –più o meno- di un circolo o di una elisse e che si trovi ad essere come qualche cosa di più “denso” dell’aria ma nello stesso tempo più impalpabile e invisibile.
Il comportamento degli Eggregori, per esperienze personali, studio e insegnamenti dei nostri Maestri, dovrebbe essere, grosso modo, il seguente:
1°) L’incontro fra Eggregori della stessa frequenza nello stesso senso e di ampiezza diversa li pone in risonanza, provoca cioè una reazione che si traduce in una energia che rafforza l’ampiezza dell’Eggregore più debole ridonandogli potenza.
2°) L’incontro fra Eggregori della stessa frequenza nello stesso senso e di ampiezza uguale provoca un Eggregore della stessa frequenza con un’ampiezza doppia. E’ questo il caso di cui al precedente n. 1°), quando l’Eggregore più debole, entrato in risonanza con quella più forte, ne acquista la stessa ampiezza. Può tuttavia darsi ( e si verifica quasi sempre) che l’Eggregore più debole entrato in risonanza, non arriva ad acquistare la stessa ampiezza del più forte per mancanza di impulsi da parte di questo (impulsi provenienti dall’Eggregore fisico che lo ha generato).
3°) L’incontro fra Eggregori di frequenza diversa provoca la creazione di un nuovo Eggregore che ha per frequenza la componente delle due frequenze originarie. L’Eggregore che ne risulta può cadere sotto il controllo (con il verificarsi del fenomeno della risonanza) di un Eggregore fisico od anche spirituale della stessa frequenza. Se, poi, la frequenza dell’Eggregore che dovesse controllarlo avesse la stessa ampiezza, lo incamererebbe raddoppiando la sua ampiezza. Ovviamente i due Eggregori che hanno composto quello nuovo, sono, in ogni caso, perduti per coloro che li hanno generati.
4°) Se il senso della frequenza di due Eggregori della stessa frequenza ma di ampiezza diversa è in opposizione, si genera il fenomeno del “disturbo” che provoca la produzione di un Eggregore della stessa frequenza con un’ampiezza minore. Ciò annulla gli sforzi di chi tenta di potenziare il proprio Eggregore spirituale con continui invii ed impulsi.
5°) Se i due Eggregori di cui al precedente n.4) hanno la stessa ampiezza, si verifica il fenomeno della “interferenza”: si annullano.
6°) Effetti diversi che danno luogo ad Eggregori diversi nella composizione delle frequenze, delle ampiezze e del senso si hanno quando i sensi non sono del tutto opposti ma intermedi. I casi sono molteplici e non è qui il luogo adatto per prenderli in esame. E’ peraltro relativamente facile immaginarli in modo approssimativo.
Da quanto detto si può giungere alla conclusione che è molto difficile se non del tutto impossibile mantenere il controllo di un Eggregore spirituale che si è generato, se non si è certi di poter, ogni volta si pone in azione (col Rito) il campo eggregorico, produrre una frequenza tale da produrre la risonanza.
Ma anche se ciò è possibile a mezzo di determinate precauzioni, con la volontà dei componenti l’Eggregore fisico e con la capacità di chi il Rito dirige, può sempre darsi che l’Eggregore spirituale già formato sia stato assorbito, catturato, modificato e annullato da altri Eggregori.
Sulle conseguenze di tutto ciò -senza entrare nel merito delle influenze che già esistono nello “spazio” per motivi naturali, angelici, demonici o per formazioni derivanti da reazioni fisiche di gruppi animali (e quindi vitali) che possiedono campi magnetici ed elettromagnetici e che producono frequenze (ma sui quali non possiamo qui intrattenere anche perché assai scarse sono le indicazioni che finora si sono avute in materia)- sarebbe necessario fare una lunga dissertazione. Ciò potrà essere argomento di studio da parte dei martinisti che hanno il grado adatto: ed è nostra opinione sia bene che lo studio sia fatto. In linea generale, peraltro, riteniamo che, dopo quanto abbiamo detto, non sia difficile farsene una idea. Nell’antichità i Mani di una famiglia (l’Eggregore base) potevano essere evocati soltanto dal Capo-famiglia che, per la sua nascita (primogenitura) aveva i poteri reali e sacerdotali in seno alla famiglia stessa. Lui solo sapeva come generare la frequenza (attraverso il Rito) per produrre l’Eggregore spirituale che creasse la risonanza con i Mani della famiglia, captandoli ed acquistandone la Gloria. Un errore, o il Rito eseguito da chi non aveva i poteri, provocava il sacrilegio, cioè la perdita dell’Eggregore spirituale in cui vivevano i Mani. Il sacrilegio consisteva, appunto, nell’abbandono dei Mani e nella loro perdita da parte del gruppo familiare. Simili tradizioni si trovano tutt’ora fra i popoli che basano la loro metafisica sul Totem.
E’ certo, peraltro, che un centro eggregorico (ad esempio una Chiesa, un Ordine, una confraternita, un gruppo militare) può stabilire un campo eggregorico molto forte e trattenere l’Eggregore spirituale. E’ però necessario che l’azione (il passaggio dalla potenza all’atto) si effettui in continuazione? E’ questo il caso di un Santuario, della sede del Capitolo di un Ordine, della Domus di una famiglia, del centro direzionale di una grande comunità industriale o commerciale, di un comando militare.
Basti pensare che la Chiesa ha per secoli continuato a far recitare le stesse preghiere, le stesse formule, ha insegnato lo stesso Catechismo, ha eseguito le sue funzioni a determinate ore, ha fatto suonare le campane in determinate maniere alla medesima ora; che in una caserma si eseguono sempre gli stessi esercizi militari; tutto è regolato secondo un “ritmo” che sfugge ai borghesi ma che è ben conosciuto dagli ufficiali e dai cosiddetti “sergenti”, tanto vilipesi e derisi: i gesti sono gli stessi, le divise le stesse, i comandi gli stessi, e via dicendo. Con i tempi moderni e il continuo spostamento delle famiglie dalla loro Domus (diaspora delle famiglie), dei centri direzionali, dei comandi militari, e con la smania di modificare tutto in funzione di una pretesa civiltà sociale, restano ancora pochi santuari e qualche altro centro.
Sarebbe perciò opportuno risolvere la situazione come l’ha risolta, nella sua diaspora il popolo ebreo con la tradizione della Shekinah. Ma per noi occidentali, imbevuti di idee sociali, succubi anche se indirettamente del razionalismo e dell’ateismo, condizionati dalle idee democratiche di uguaglianza, la questione è quanto mai aleatoria. –E’ peraltro compito del Marinista di studiare e applicare – se possibile – la tradizione di cui sopra.- Su tutto il resto, si può parlare di correnti o di formazioni eggregoriche momentanee, utili come forze indirizzate per un determinato scopo di carattere immediato.
Questa lunga premessa era necessaria per prendere in esame le possibilità eggregoriche del Martinismo in Italia e stabilire come e quando si possano eseguire degli esperimenti di catena e di gruppo a fini eggregorici.
Devo dire, miei cari Fratelli, che il N.V.O. ha attraversato tante e tante traversie in questi ultimi anni, ragion per cui ritengo difficile, allo stato attuale, che un Rito di catena possa produrre effetti positivi.
La scarsa omogeneità dei componenti dell’Ordine, il difetto di univocità delle idee e delle tendenze scaturite dall’applicazione di riti diversi; l’incertezza finora provocata dalla pluralità delle dottrine ritenute martiniste; le infiltrazioni di carattere umanistico, sociale, politico, religioso ecc. che –per quanto nobili e contingenti- nulla hanno a che vedere con un Ordine esoterico che si interessa di metafisica, anche se possono essere prese in considerazione nella vita esteriore dell’Ordine, ma mai in quella interna, hanno creato tra noi stessi delle diversità che non possono generare altro che frequenze diverse che molto difficilmente possono amalgamarsi in una frequenza unica, con quella ampiezza, senso e direzione necessari per produrre un Eggregore. Che qualche cosa, in ogni caso scaturisce da una nostra catena, ed anche il solo campo eggregorico che noi produciamo sia già un fatto positivo, è certo: ma questo può essere considerato come risultato sperimentale, puramente meccanico. Quale sarà la frequenza che ne sortirà? Essa, per la diversità delle idee dei partecipanti alla catena, potrebbe anche risultare contraria agli scopi ed alle dottrine del Martinismo. Ed allora non avremmo un Eggregore Martinista; potremmo avere un Eggregore prodotto da Martinisti di nome (in quanto appartenenti ad un Ordine Martinista) ma che effettivamente nulla avrebbe di marinista nella realtà metafisica. Potrebbe anche essere un Eggregore che facilmente si lascerebbe “catturare” da un altro Eggregore più forte anche se negativo.
Ho sentito vagamente parlare di Maghi d’Oriente e Maghi di Occidente con accenni a Mao-TséTung, Ho-ci-min e cose del genere; ho sentito non vagamente ma concitatamente sostenere, anche su opere pubblicate che hanno avuto larga schiera di lettori, teorie sorte ed affermatesi dopo la cosiddetta “comparsa degli spiriti” nella metà del secolo scorso.
Ho pure sentito proporre ambiziosi piani di intromissione dell’Ordine nelle sfere politiche e sociali. Indubbiamente, tutti coloro che credono, pensano e propongono queste teorie (parlo di coloro che fanno parte del N.V.O., perché degli altri non ci interessa parlare ai fini di un Eggregore martinista) sono in buona fede e meritano rispetto. Ma fuori dal Martinismo, e non nel Martinismo perché sbagliano.
Non mi stancherò mai di sostenere che il Martinismo (e potete credermi, perché quasi quarant’anni di questa attività, svolta a fianco degli ultimi tre Gran Maestri e con i consigli di altri Maestri anche se non si fregiavano di questo titolo, mi permettono di affermarlo) non può e non deve interessarsi di questioni nobilissime finché si vuole ma profane se non come materia di studio a fini esoterici. Il Martinismo non è una palestra di proposte e risoluzioni umanitarie, non deve risolvere problemi di progresso o di benessere economico o sociale; il Martinismo è un Ordine Iniziatico, ripeto e sottolineo UN ORDINE INIZIATICO che con la iniziazione per gradi annulla le differenze sociali, economiche, razziali, e crea un’aristocrazia di uomini di Desiderio che vogliono e devono raggiungere la tranquillità interiore e tramandare la fiaccola della tradizione. Chi non ha capito questo, chi non si è reso conto del significato dei tre simboli fondamentali del Martinismo (Tritume, Maschera, Mantello) faccia uno sforzo, studi, si applichi per capirlo e vedrà che tutto gli sarà chiaro.
E’ per questo che noi diciamo al Superiore Incognito che si prepara a ricevere i poteri iniziatici: “Ora che ti accingi ad assumere i poteri iniziatici e a diventare guida dei tuoi fratelli, stai per giungere al pieno possesso della maschera e del mantello che hanno fatto di te un Martinista. Se il Grande Segreto ti è giunto, la solitudine sarà per te l’UNITA’ che ti amalgamerà a tutti gli Esseri, al TUTTO; ma se non hai capito i nostri Arcani, sarà una terribile condanna che peserà su di te come una maledizione perché la trasmetterai a coloro che in te avranno creduto”.
Io penso che una catena capace di produrre Eggregore si debba fare: è fondamentale che un nostro Eggregore sia lanciato nello spazio. Ma deve essere un Eggregore forte, compatto: gli impulsi che lo rafforzano devono essere continui. Ma deve anche essere un Eggregore privo di scopi profani: in atre parole l’Eggregore di chi, conquistata la tranquillità interiore, sa che le cose di questo mondo, le lotte che ne caratterizzano l’evoluzione o l’involuzione e cioè i problemi economici, sociali, politici, religiosi e via dicendo sono soltanto questioni contingenti e quindi metafisicamente irreali perché non stabili ma variabili, mentre ciò che conta è l’equilibrio, la legge dei contrari che si sostengono l’un l’altro e permettono lo svolgersi delle attività umane così come quelle cosmiche e di quelle universali.
Se, poi, volessimo sfruttare il nostro campo eggregorico per motivi fisici, per scopi benefici, mutalistici e quindi materiali, legati a problemi profani, allora la questione è più facile: poniamo pure che noi stessi qui riuniti, che con la sola nostra presenza per uno scopo comune formiamo un campo eggregorico, ci concentriamo e ci “incateniamo” per inviare un pensiero, un aiuto, un’onda di forza salutare a qualcuno che ci interessa. Produrremo, con il Rito adatto, un Eggregore generato da Martinisti (perché tali noi siamo o ci riteniamo) ma non l’Eggregore martinista.
Inutile ch’io vi dia suggerimenti e consigli: essi scaturiscono da quanto ho detto: Dottrina martinista; animo martinista; Riti comuni; volontà comune.
Se non ci sono queste premesse non c’è neppure un Ordine Iniziatico Martinista e di conseguenza, non ci può essere un Eggregore martinista.