MARTINISMO E MASSONERIA
di MARIETTE Cyvard
Spesso mi viene chiesto di fare la differenze di percorso iniziatico tra il Martinismo e la Massoneria. Quando sono Massone, contribuisco alla costruzione del tempio, sia esso di Salomone o di Zorobabele. Primo o secondo tempio, taglio la pietra, utilizzo strumenti come il compasso, la squadra, ecc
Per un Martinista, il tempio è il terzo, è quello che fu costruito in tre giorni, nel corso di una Pasqua speciale. È costruito e ricostruito in virtù del gesto e della parola. Passiamo dal tempio di pietra al tempio dell’uomo. Da costruttore, divento guardiano e utente del tempio.
Guardiano, in attesa di colui che peregrina secondo le sue norme, che chiama chi risponde ai suoi appelli, che percorre il mondo.
Utente, poiché quali che siano le mie qualità, mi pongo al servizio di quelli che sono in condizione di bisogno per aprire loro uno spazio-tempo che permetta loro di accedere alla spiritualità.
Nel percorso iniziatico Martinista, l’anima umana incontra delle forze positive che hanno scelto di lottare per la luce.
Con l’aiuto di queste virtù, l’associato Martinista sceglie dei valori che tenta di capire e di mettere in pratica.
L’uomo è dotato di un’anima incarnata in un corpo dove vive soggiacendo alle leggi della natura. L’uomo deve lavorare la sua natura umana nonché la sua natura divina.
Gli umani vivono all’ombra della morte (vds. Il mito di Hiram per un Massone, la croce per un associato); l’uomo ha perso la sua «veste» celeste come conseguenza dell’atto adamitico, è diventato sensibile alle forze delle tenebre.
La scienza costituisce un altro incontro, scienze degli uomini e scienza di Dio: riconoscimento della natura e dei suoi apporti, in funzione della nostra umanità.
L’umiltà fa parte dei dati, è necessario che l’associato sia atto ad un irradiamento naturale dall’interno verso l’esterno, prima di affrontare questa nozione. Nell’attesa, è consentito evitare l’odio, l’orgoglio. La nozione centrale è la Caritas, la Carità, la si incontra nella lettura del Nuovo Testamento. È attraverso lei che il fiore può diventare un frutto utile all’uomo.
Il Martinista incontra la fede in una scelta, scelta tra le tenebre e la luce. Si riveste di rosso, simbolo della perseveranza.
Incontra anche la speranza che sembra talvolta assumere l’aspetto della malinconia soprattutto quand’è in desiderio e mostra la sua stanchezza di aspettare la ricompensa.
Il Sole e la Luna hanno la presenza prevista in Esodo 60:20 «Ormai il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non scomparirà più, in quanto il Signore sarà per te la luce di sempre ed i giorni del tuo lutto saranno compiuti».
Il Martinista utilizza l’amore: amore divino, amore umano; vive in una disciplina che gli consente di orientare i suoi desideri, di non rivendicare l’autorità che non è in grado di vivere.
La discrezione lo accompagna nel mondo profano, cosa che consente un reale isolamento ma anche il ricongiungimento.
La prudenza permette la conquista della miseria del mondo.
Sul percorso che conduce ad una particolare forma d’iniziazione, l’associato fa qualche incontro: il verbo di Dio diventa luminoso nel tempio dell’uomo, suo corpo.
Il Sole è reso vivente attraverso il Cristo, ci consente di reclamare la nostra eredità di luce malgrado le tenebre.
Il lavoro è fonte di abbattimento soprattutto quando consiste nel combattere la natura umana.
La caduta, consente di prendere coscienza della segreta sensualità che fu collocata in Dio? Era l’uomo preparato a questa sensualità, era preparato per vivere la sensualità di Dio?
La fede, specchio della vita. L’uomo, specchio della ragione divina.
Il ruolo fondamentale della donna che seppe cancellare la colpa di una coppia dove l’uomo non seppe che mostrare tutta la sua viltà.
La scelta della lotta nella luce contro le tenebre.
Gli uomini che accettano il Padre ed osano piegare il ginocchio davanti a lui e non davanti ad una pietra informe.
Il nostro secolo sembra porre dei riferimenti, in particolare nel campo delle credenze tradizionali, il desiderio si fa sentire presso i nostri contemporanei di volgersi verso una spiritualità adattata all’individuo.
Le nostre Massonerie offrono anch’esse, come i nostri Martinismi, una diversità di dispersioni. Il cristianesimo conosce un periodo di crisi.
Si assiste ad una “perdita di religiosità” nelle Chiese (si manifesta con un rifiuto del dogma, una caduta della pratica….), accanto alla quale si profila un “ritorno del religioso” al di là delle istituzioni, al di là delle Chiese.
Una Massoneria offre un rifiuto di numerose forme di spiritualità, senza neppure cercare di osservarle. Il Martinismo esige l’integrazione della spiritualità, la sua ricostruzione in noi..
In un contesto inquieto, la fede ed una pratica si frammentano in percorsi individuali. Il percorrente è talvolta pronto all’assurdo nel suo percorso. Fino a che punto arriverà se non osiamo frenarlo? Il dono di sé può essere manovrato da un individuo senza scrupoli all’illegalità.
(Ho conosciuto un giovane seducente che avrebbe venduto la sua camicia per farne dono ai poveri dopo la sua iniziazione! Ho ricevuto lo sguardo di una giovane donna come un “dono di sé”. Fin dove questo può condurre degli esseri deboli e che si credono senza sostegno? Fin dove può portare il desiderio del divino e la negazione dei bisogni molto reali del corpo di materia?).
Gli uomini vogliono vivere un processo di interiorizzazione e di individualizzazione della fede, opposto al conformismo religioso.
Il percorso Martinista afferma la dimensione dell’individuo nel campo religioso. Il fine perseguito da questo tentativo è la reintegrazione, stato in cui le creature sono une. L’opera è un’opera della volontà per rinunciare alle nostre volontà disperse. L’affermazione dell’individuo sul nostro pianeta, la Terra, mira alla sua dissoluzione in Dio e questa dissoluzione dell’individuo è anche in qualche modo la sua affermazione.
L’io deve ridiventare la Deità. Non v’è posto qui per un individuo che non riconoscesse il suo legame essenziale, originale a Dio.
La Massoneria offre una via di perfettibilità, le scuole di perfezione ad esempio. Salvo qualche eccezione questa via produce frutti di sterilità spirituale, anche quando porta ad una accresciuta socializzazione degli individui, anche quando certi fratelli sono difficili da accettare (esempio di un vecchio Papon, prefetto, ex ministro, posto sotto accusa per un crimine di guerra, che si fa fotografare “all’ordine”).
Il Martinismo afferma un geocentrismo opposto alla soggettività.
Di primo acchito si pone in un rapporto essenziale con una realtà inconoscibile, che contemporaneamente ci supera e ci fonda.
Al silenzio di Dio deve corrispondere il silenzio su Dio, ed è la prima grande lezione dell’associazione. Il silenzio dell’apprendista consente semplicemente di concepire la società nella quale si suppone accettato.
Cosa può esprimere il nostro pensiero occidentale che s’interroga come Heidegger su: cosa intendiamo per pensare?
Il Martinista mostra i limiti del pensiero occidentale: quelli del linguaggio e della scienza.
Il Martinista è portato a capire, ad accettare talvolta, che non vi sono leggi della felicità, che la verità non è sottomessa alla razionalità. A significare chiaramente tutto il valore dell’utilizzo della ragione e di una ricerca di armonia tra gli uomini.
Il Massone vuole persuadersi del proprio valore, del valore dei suoi propositi, del suo dovere di
sguardo sul mondo, si affida alla ragione umana!
Se qualcuno sostenesse di non risentire affatto della mancanza di un bene assoluto non in grado di essere appagato da alcun oggetto di questo mondo, come potreste suscitare in lui la nascita dell’uomo di desiderio?
Che diritto avete di asserire che questo desiderio si trova al centro di ciascun corpo umano?
Queste obiezioni sono raramente presentate al Martinista, le introduce personalmente nella sua cerca. Come può essere risvegliato un desiderio del bene assoluto?
È necessario porre in atto una comunicazione indiretta?
Rimango Martinista perché non saprei accontentarmi di essere credente (a causa di tutto quanto c’è da fare; a causa dell’esistenza del male, che dovrebbe essere stato permesso da Dio, cosa provata come assurda) e perché ho bisogno di una ragione – foss’anche in parte assurda – per proseguire la lotta contro l’esistenza del male in tutte le sue forme.
Ciò che il Martinismo mi comunica, è il fatto che io non possa parlare di un mondo dei valori (come i valori dei Martinisti), in modo elementare… Vi è un mondo dell’etica (quello dei valori), vi è un mondo dei fatti. L’etica si occupa dei valori, la scienza si occupa dei fatti.
L’essere umano vive nei due mondi, quello dei fatti e quello dei principi morali basati su un’idea come il bene assoluto, ad esempio. Si può pensare che l’etica non esista in quanto se la si ricerca nei fatti, non la si trova, ma nondimeno vi dimora una tendenza che esiste nello spirito umano e di cui non si potrebbe dubitare l’esistenza.
Il Martinista è un teopata?
Il Martinismo è una lotta contro l’assurdo interno, una depurazione crescente di tutte le forme interne di non-senso. Questa lotta è condotta in piena lucidità da coloro che vivono questa tensione e questo pericolo dell’abisso, ad immagine del folle del tarot.
Il martinista osa affrontare gli aspetti antitetici di purezza e fecondità in Maria.
L’Ave Maria o saluto afferma la fertilità divina di una donna: Dio feconda la vergine, la abbraccia, affinché suo Figlio apporti al mondo un nutrimento.
Così il seno, le viscere di Maria si sono rallegrate quando il cielo è risonato in lei.
Per un Martinista, la vergine si rivelerà un ramo verdeggiante dove fiore e frutto sono generati in un istante. Possiamo supporre, a partire da questa fecondazione, che esista in Dio una vera pluralità, che questa sia l’origine della pluralità delle creature. La pluralità delle creature proviene dalla pluralità divina, ogni creatura è unica.
Qual è la fecondità del tempio di pietra? Un sistema sarebbe superiore all’ordine?
Assurdità di una risposta positiva o negativa, l’aereo nel cielo esige delle competenze, il veicolo sul suolo richiede delle conoscenze; affermare che l’uno è meglio dell’altro dipende unicamente dalla destinazione.
L’uomo ha bisogno degli uomini in primo luogo. Quando è in condizione di tranquillità, si preoccupa di Dio.
Quante rivelazioni sono nate dalla miseria o dalla prigione?
La Massoneria offre una via solida, una via di terra, una via di uomini.
Il Martinismo offre un percorso di avventura e di follia, un percorso di vento, un percorso dello spirito. Osare l’uno o l’altro dei percorsi consente di scoprire, un giorno, tutta la grandezza dell’altro.